Oggi è stato ufficializzato un fatto dato già per scontato, tra i cronisti politici e gli addetti ai lavori: Silvio Berlusconi ha ritirato ufficialmente la sua candidatura. E lo avrebbe fatto per “responsabilità” in quanto, a suo dire, aveva pure i numeri per andare al Colle.
Era in effetti evidente che il cavaliere mascarato avrebbe dato forfàit. Dopo tre vertici disertati ed una sostanziale difficoltà a trovare i voti mancanti – come denunciato dallo stesso Vittorio Sgarbi – tentarti in queste condizioni sarebbe un suicidio. E questo Silvio lo sa bene, come sa anche di non volersi bruciare.
Ecco allora che viene diffusa una lettera riparatoria in cui il cavaliere parla di un senso di responsabilità tale da averlo indotto a fare un passo indietro. Ma queste palle fanno parte della politica. È palese che qualcuno del suo entourage, dopo la settimana di trattative a vuoto, abbia spinto in tal senso.
E questa è una dimostrazione di quanto già scritto qualche settimana fa. Il centro-destra in realtà non ha i numeri per farcela da soli. E se li ha, come evidenziato da diverse testate nazionali, non sono sufficienti. Il distacco infatti tra i due schieramenti è risicato, e servirà per forza di cose un patto per scegliere un nome condiviso.
A caldo posso dire di essere soddisfatto di sapere che Silvio Berlusconi non sarà il prossimo Presidente della Repubblica. Resta però aperto, adesso, ogni altro scenario. Che va da Giuliano Amato a Pierferdinando Casini. Figure che a stento riesco ad identificare come “migliori” rispetto a mister B. E poi, chi dice che il suo non sia un bluff?
Tutto è ancora possibile, e quel che è certo è che prima di giovedì non avremo ancora neppure una linea comune e condivisa tra i partiti. In fondo, non c’è mica fretta.
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