Alla fine il green-pass-day è trascorso abbastanza tranquillo. La maggior parte delle proteste è avvenuta nel centro-nord, ma anche da noi in Calabria c’è stata qualche uscita pubblica. Una, in particolar modo, è degna di nota, ed è stata ripresa da diversi giornali locali.

Mi riferisco ai due fenomeni che si sono travestiti da non meglio precisate figure religiose-esoteriche, ed hanno sfilato per il centro di Cosenza con un cartello con suscritto “Dio è con noi“, e subito sotto “Gott Mit Uns“.

Inutile dire che il commento del giornalista – successivamente ripreso a valanga anche da testate nazionali – si è concentrato ovviamente sul fatto che questo era il motto inciso sulla fibbia delle uniformi dei soldati della Wehrmacht, in uso fino alla fine della seconda guerra mondiale. Particolare che i due soggetti in questione hanno detto di non conoscere.

Come sia possibile disconoscerlo è un mistero. Dato che è vero: era inizialmente il motto dell’Ordine Teutonico, che a loro volta i monaci-militari avrebbero ereditato da un antico “urlo di battaglia” dell’esercito romano. Una storia che si perde nel tempo in frangenti quasi leggendari, ma che finisce con un dato certo ed inequivocabile: l’impiego sistematico da parte del regime nazista, come motivazione religiosa del loro operato.

Colpisce, dunque, apprendere che i due tizi della foto abbiano detto di “non sapere”. Se ci pensiamo, è una scusa tipica della destra ogni qual volta gli si fa notare che si utilizzano slogan, espressioni o storie avallate proprio dai regimi a cui si ispirano, e dai quali non vogliono miminamente prendere le distanze. Salvo poi dire di “non sapere“, di “non ricordare” o di “ignorare“.

Un caso recente ce lo offre l’assalto alla Cgil di Roma. Ci ricorda non solo la connivenza di certa parte delle forze dell’ordine con i reazionari di destra (tant’è che è ormai appurato il via libera dato al corteo dalla Digos), ma anche il chiaro riferimenti a frasi mussoliniane, come quella usata dalla Meloni quando dice: “Non ne conosco la matrice“.

Non bastasse la mancata condanna dei disordini, nonché l’annunciata mancata partecipazione al corteo di domani, ecco che si impiegano – guardacaso – delle frasi ben precise tipiche del ventennio usate da figure istituzionali. In altri casi, invece, si cerca di sovvertire la storia facendo leva proprio sull’ignoranza: esempio fornito sempre dalla Meloni, che parla di strategia della tensione dimenticando che questa, in Italia, venne usata proprio dalla destra eversiva.

Un mondo capovolto. Alla rovescia. Dove c’è un’ostentata ignoranza che nasconde una perfetta e specifica conoscenza. Come quella dei due cretini di Cosenza, ma anche come quella di un’intera classe politica ancora affine a certi comportamenti, incapace di ammettere, apertamente, di rifarsi a quel torbido mondo che la storia ha condannato.

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