C’è tempo, domani e nei prossimi giorni, per parlare di politica. Per commentare i risultati ormai abbastanza delineati dei voti in Calabria e non solo. Nel frattempo, mezzo mondo è nel panico perché le app proprietarie di Facebook non funzionano più. Sono in down. E nessuno sembra poterne fare a meno.
Quel messaggio inviato alle 17:55 è ancora li, fermo e non consegnato. Non ci ho fatto molto caso, dato che capita spesso qualche ritardo, ma oggi la questione è diversa: oggi si parla di un down globale, causato – a quanto si legge – da una modifica impropria ai DNS. Una bella rogna, che non si risolverà prima di domani.
È comunque inspiegabile, almeno per il sottoscritto, come sia possibile che un’azienda così importante tenga tutti i suoi principali servizi sotto un’unica impostazione. Un assurdo, che di fatti provoca un effetto a catena ed impedisce di usare un solo servizio preferendo buttarli giù tutti in caso di problemi.
Ma a parte questo, pensavo un’altra cosa. Mi ha stupito il fatto di aver sentito qualcuno dire “è mo come gli scrivo?“, riferendosi all’impossibilità di usare Whatsapp. Complice l’oramai perenne assenza di credito telefonico, o l’assenza di offerte che permettano l’invio di un tot di SMS gratuiti, ci siamo scoperti incapaci di comunicare tra di noi… nonostante tutto il resto del web fosse online.
C’è troppa dipendenza, quando si parla di servizi informatici. Anche questo è monopolio: non solo l’impiego massiccio di Google, ma anche il “controllo” – volenti o nolenti – della messagistica da parte di Facebook. E questo è un problema enorme, che si manifesta quando ci rendiamo conto che mezzo occidente si sente (pur non essendolo) paralizzato al minimo down prolungato.
È vero, le alternative ci sono e nessuno ci impedisce di usarle. Tuttavia, chi le usa? Tralasciamo la sottomissione al social network, limitiamoci alla comunicazione: quanto è diventato essenziale Whatsapp, al giorno d’oggi? Perché se è così essenziale, è grave che possa bloccarsi così facilmente.
In passato si è posta troppa attenzione al concetto di dipendenza dalla tecnologia, senza affrontare questa dipendenza in chiave aziendale. Troppi servizi dipendono da poche aziende, e noi, nella nostra quotidianità digitale, siamo completamente dipendenti da loro. È una catena non necessaria ma quasi obbligatoria, dato che sono i servizi più utilizzati al mondo.
Ritengo sempre di più, giorno dopo giorno, che sia necessaria una nuova infrastruttura, indipendente da quella rete “americana” e rivolta prevalentemente al vecchio continente. Non per farci la guerra tra vari social network e pantomime assortite, ma per avere una stabilità e sopratutto un’indipendenza che oggi, ancora, ci manca.
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