Sono iniziati gli attacchi all’amministrazione comunale per non aver depositato alcuna osservazione al Pitesai, che dovrebbe essere approvato entro fine mese. Attacchi per lo più di natura politica (e personale, in alcuni casi) che svuotano il contesto ambientale. Anzi, l’avvelenano, dato che l’approcio mostrato è lo stesso di qualche anno fa.

Indubbiamente, il Comune di Crotone ha le sue colpe in questa vicenda. Come già detto la scorsa settimana, però, non è l’unico: anche la Regione Calabria non ha prodotto alcun documento, nè le Province interessate, o altri singoli comuni. Neppure associazioni, ordini professionali. Solo qualche singolo cittadino, come riferito dalla stampa.

Ad essere grave, però, indipendentemente da quanto siano condivise le mancanze, è la risposta del primo cittadino, che su Facebook ha annunciato, sostanzialmente, che il Comune di Crotone non ha prodotto osservazioni in quanto sprovvisto di personale. La comunicazione istituzionale ormai si è spostata sui social, e certe perle le devi pure andare a scovare tra i commenti.

Ad ogni modo, il sindaco Voce continua a perdere credibilità non solo per l’atteggiamento della sua stessa maggioranza, ma anche con uscite del genere. C’è da dire, in ogni caso, che sarebbe stato attaccato a prescindere, indipendentemente dalla risposta data. E, tanto per essere onesti, sarebbe stato attaccato anche qualora avesse presentato delle osservazioni (come già successo qualche mese fa con i tavoli tecnici).

Ma non è questo il punto. Vale la pena ricordare che le esplorazioni che saranno sbloccate dal Pitesai furono approvate dal governo Monti e pre-autorizzate dal governo Renzi. Si tratta, in altre parole, di una scelta già presa, alla quale tuttavia nei mesi scorsi si è posta una certa attenzione a livello nazionale. Quello che c’è di nuovo – almeno leggendo la stampa locale – è che la famigerata Global Med, qualora non trovasse gas, vorrebbe realizzare dei parchi eolici off-shore.

Riprendiamo il discorso da questa parolina: off-shore. Le ispezioni avverranno infatti nella fascia contigua, e dunque in un territorio sul quale il singolo sindaco non può vantare alcun diritto. Li decide lo Stato, ed in questo caso ha già deciso di concedere le aree per le ispezioni.

Inoltre, questa fascia si estende dalle 12 alle 24 miglia nautiche dalla costa. Ciò vuol dire le eventuali piattaforme – o pale eoliche – si troveranno ad almeno una ventina di chilometri dalla spiaggia. Per farvi un’idea: le attuali piattaforme distano tra i 2 e gli 8 chilometri dalla costa. Anche per questo sono così ben visibili.

Infine, ad essere autorizzate, al momento, saranno solo le ispezioni del sottosuolo. Si verificherà la presenza o meno di gas o gasolina (o altro), e solo in quel caso si procederà, eventualmente, alla trivellazione. Insomma, ci vorranno ancora anni ed anni. Queste tre premesse, per ribattere alle solite cose venute fuori in queste ore. Le solite fesserie – almeno sul piano ambientale – che alimentano solo confusione.

Detto questo, ribadisco il mio pensiero in merito: la prospezione in se non è dannosa, e serve anche a noi per capire cosa c’è li in fondo al mare. Non è detto che ci sia qualcosa. E questi controlli servono appunto per appurarlo.

Qualora si scoprissero dei giacimenti di gas sostanziosi, ci troveremmo di fronte ad un dilemma: la transizione ecologica e lo sfruttamento delle risorse non rinnovabili. Da un punto di vista ottimare, orientato al futuro, preferirei l’installazione di un vasto parco eolico, magari il primo di una lunga serie, capace di sfruttare i forti venti che nel golfo jonico di certo non mancano.

Ma non possiamo non chiederci, di fronte ad un vasto giacimento di gas, se sia opportuno sfruttarlo o meno. La risposta non è così scontata, dato che proprio in questi giorni stiamo pagando il rincaro proprio del gas di importazione. Si tratterebbe di una scelta sicura dal punto di vista ambientale, ma compromettente per una qualsiasi transizione ecologica degna di questo nome.

In alternativa, non dovremmo fare nessuna delle due cose. Ma continueremmo a comprare energia elettrica dall’estero, perché al momento, aldilà delle sterili polemiche, nessuno sembra orientato a diminuire i consumi.

Una patata bollente, che però non ci interessa. L’importante è attaccare il Comune.

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