Insomma, anche questo fine settimana ci siamo trovati “ad un passo” dalla zona gialla, e puntualmente siamo rimasti in zona bianca. Sembra ormai una cosa abituale e ricorrente, essendo un mese che ogni fine settimana viene agitato lo spauracchio del cambio di colore.

Il cambio di colore questa volta sembrava cosa fatta. Già ieri alcuni quotidiani e giornali online avevano decretato la sentenza: la Calabria cambia colore. E invece, ancora una volta, la Calabria non cambia un bel niente. Rimaniamo in zona in bianca, nonostante due indicatori ancora sforati ed a fronte di un miglioramento dei dati.

Ma Calabria è rimasta zona bianca anche quando aveva tutti e tre gli indicatori oltre i limiti. È rimasta zona bianca nonostante due settimane con una media di tasso di contagiosità al 10%. E di certo non cambierà colore proprio adesso, in concomitanza delle elezioni regionali.

Certo, ci sono i dati che ci dimostrano il netto miglioramento sia in termini di nuovi contagi che di ospedalizzazione: nonostante la vaccinazione proceda a rilento gli ospedali questa volta non sono stati presi d’assalto. Complice anche un leggero quanto costante aumento dei posti letto – almeno sulla carta, così come continua ad accadere in Sicilia – i numeri si sono un po’ annacquati, dipingendo una situazione tutto sommato gestibile. Cosa che è del tutto vera, essendo ben lontana da quanto accade appena un anno fa.

Tutti questi motivi, se li sommiamo alle imminenti elezioni regionali, dimostrano in modo chiaro il perché di tutta questa indulgenza nei nostri confronti. Si deve andare al voto, certo, ma si deve anche permettere la passerella dei politici: loro devono poter “scendere” in Calabria a fare comizi e proseliti, devono potersi muovere liberamente per promettere.

Se sarà necessario, la zona gialla si proclamerà più avanti. A cose fatte. Non so se la situazione peggiorerà nuovamente, magari con l’abbassamento delle temperature. Certo è che per ora di zona gialla non se ne parla. Anzi: se ne parla, la si annuncia, ma poi si torna indietro.

Non che cambi qualcosa, alla fine dei conti.

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