Se è vero che in campagna elettorale tutto è lecito, è altrettanto vero che c’è chi ci prende la mano. Proprio questa mattina scrivevo del fatto che questa campagna elettorale non ha ancora posto minimamente l’accento sul territorio, preferendo chiacchiere ed accuse reciproche. Oggi siamo andati oltre, e siamo passati allo scontro (ad insulti) tra chi doveva essere una sola coalizione.

Succede infatti che i sondaggi che continuano ad essere pubblicati danno in vantaggio – come era chiaro sin dall’inizio – la coalizione di Roberto Occhiuto, che, volenti o nolenti, otterà lo scranno che gli era stato sottratto da Jole Santelli. Un rivincita, certo, che tuttavia non sembra trovare opposizioni dal fronte opposto.

Come al solito, a sinistra si è perso tempo: a scegliere i candidati, a far quadrare le nomine, a presentare le liste. Il disastro è sotto gli occhi di tutti. Cè chi ipotizza un distacco di 20 punti percentuali, che si sarebbe potuto evitare se i tre moschettieri avessero unito le loro forze.

Ma questo concetto di unire le forze (di unità, potremmo dire) tanto propagandato proprio dalla sinistra, non è proprio della sinistra. Ed in campagna elettora, ecco che i tre aspiranti governatori si fanno la guerra contro di loro: si punzecchiano, si stuzzicano, si lanciano le battutine. E poi si insultano, si sviliscono, si umiliano a vicenda.

Oggi è stato Luigi De Magistris a fare il passo più lungo della gamba, con un’improbabile accusa ad Amalia Bruni: quella di essere pagata dalla politica nel suo lavoro. Insomma, come a dire: tu sei dove sei perché fino ad oggi la sinistra ti ha mantenuto. Una versione moderna e rivista del chi-ti-paga di qualche anno fa.

Immediata la replica della Bruni, che accusa De Magistris di essere “un bugiardo ed un mistificatore”, ma anche la difesa da parte di tutta la coalizione. Interviene Stefano Graziano, con un comunicato che sembra scritto da un liceale: “nemmeno i fascisti sarebbero arrivati a tanto”, tuona il commissario regionale del Partito Democratico, adempiendo al ruolo di utile idiota che gli ha affidato il partito.

Interviene anche il Movimento 5 Stelle nella persona di Massimo Misiti, che parla di “attacchi scomposti” e declara i valori della politica come la comunicazione, il confronto ma sopratutto il rifiuto degli insulti volgari e beceri. Un grillino atipico, insomma, vista quella che è sempre stata la linea del partito di cui è espressione. Appunto, denigrare, insultare, gridare e scrivere fesserie.

Sulla questione è intervenuto anche Carlo Tansi, non pervenuto – per evidenti ragioni – Mario Oliverio. Oggi il centro-sinistra calabrese, quello che si definisce progressista, maturo e competente, ci ha regalato questo siparietto. E nel mentre, il centro-destra fà quanto meno finta di essere compatto. Punta all’obiettivo finale: conservare ogni veleno per il post elezioni, che dovrà essere vissuto da vincitori, e non da vinti.

Noi, invece, che al centro-sinistra facciamo riferimento (non essendoci, almeno per quel che mi riguarda, alternative più a sinistra) dobbiamo ingoiarci questa merda. Giorno dopo giorno. Noi giovani dobbiamo leggere ed osservare ‘sti personaggi che si insultano come fanno i vecchi sui social. Che si affossano da soli, indipendentemente dai meriti di ognuno.

Che futuro ci può essere, se questa è la classe politica? Se questi sono i personaggi che vorrebbero guidare una Regione? Questo è il riflesso della generazione-squallore che esiste tanto a destra quanto a sinistra: priva di ideali, unita solo nell’obiettivo politico-parassitario di sopravvivere, a discapito di tutti noi.

Perché chi antepone le querelle politiche ai programmi, non ha interesse delle persone che vorrebbe rappresentare.

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