L’avreste mai detto? Il commissario straordinario della Sorical, Cataldo Calabretta, ha apertamente denunciato il fatto che “in molti destinano l’acqua potabile per irrigare giardini o piccoli orti”. Un sacrilegio per lo speranzoso commissario, che cerca colpevoli in una situazione atavica che conosce fin troppo bene.
Appena ieri avevo scritto che la Sorical ha avviato, da diverse settimane, una sorta di demonizzazione contro chi cura giardini e spazi verdi. Magari la cosa li per li sarà sembrata eccessiva, al limite del complottismo… ecco però che proprio oggi compare un’intervista all’aitante Cataldo Calabretta, dove sostanzialmente non fa altro che mettere nero su bianco quanto va affermando da settimane.
Calabretta è molto preparato in materia, ed i risultati che bisogna attribuirgli da quando è alla guida della Sorical ne sono una dimostrazione. Lui stesso infatti spiega che “in Calabria mancano le reti duali, previste dalla legge Galli a differenza di molte città del Centro-nord dove il gestore del servizio idrico fornisce acqua potabile con una rete e destina un’altra rete – non potabile – a irrigare i giardini, lavare terrazzi e altro. Non averlo programmato in Calabria è stato un errore“.
Secondo lo stesso commissario, tale problema potrà essere risolto solo quando “Sorical sarà interamente pubblica e avrà la gestione del servizio idrico integrato”. Per quale motivo Sorical non l’abbia mai fatto fino ad oggi rimane dunque un misterioso mistero, che nasconde – verosimilmente – una bella pezza a colori. Na fesseria. Tanto si può dare la colpa a chi c’era prima.
Come intende realizzare queste reti duali, la Sorical? Anche qui, mistero. Di certo dovrà interfacciarsi con gestori locali e comuni, e la cosa andrà inevitabilmente per le lunghe. Ma voi ci pensate alla realizzazione di nuove condotte idriche in tutta la città? Sembra più una promessa elettorale che il commissario a trazione leghista ripete in vista del voto, anche in vista, magari, di una sua riconferma.
Particolarmente fastidiosa, però, è la sua affermazione sul verde. Questo infatti quando parla della carenza idrica che si registra nel periodo estivo afferma che: “Non si tratta di mancanza d’acqua, ma di un maggiore consumo idrico da parte dei cittadini spesso non giustificato neppure dall’incremento della popolazione. Questo fenomeno, infatti, lo registriamo già tra fine maggio e i primi giorni di giugno e notiamo che scompare in occasione delle giornate di pioggia, quando i nostri serbatoi sono colmi. È il chiaro segnale che l’acqua potabile viene utilizzata per un altro fine: annaffiare giardini e piccoli orti, riempire piscine prima dell’estate. Un fenomeno molto diffuso, soprattutto in quelle zone residenziali con molto verde. Un fenomeno aumentato con la pandemia perché molte famiglie hanno riscoperto la passione per i piccoli orti“.
Come già detto ieri, annaffiare le piante diventa il problema principale. Il più grave. Al punto che viene addirittura tirato in ballo una rinnovata passione per il giardinaggio, che a dire di Calabretta incide in maniera significativa sul consumo d’acqua.
Calabretta, però, non spiega – anche perché nessuno glielo ha chiesto – i numeri del report citato ieri, che vede quasi metà dell’acqua potabile “sprecata” durante il passaggio nelle condotture. Non solo condotte vecchie e fatiscenti, ma anche troppi, troppi allacci abusivi. Troppi furti d’acqua, usata anche per irrigare interi campi (non piccoli orti).
L’idea è che si voglia far ricadere la colpa – ed i costi – di tali sprechi sull’utente finale. Una prassi ben rodata, che stona però con la realtà: bisognerebbe costringere (si, costringere) le Prefetture a rendicontare in quali centri abitati vi è un maggiore consumo abusivo di acqua, per verificare dove e come si perde.
Puntare il dito contro chi cura orti e giardini non è solo ridicolo, ma è anche un’infamia che rischia di creare nuovi mostri.
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