Di recente ho cambiato smartphone, e mi sono convinto ad utilizzare di più i servizi “offerti” di default. Tra questi, mi sono trovato ad avere a che fare per la prima volta con l’app di Google News, scoprendo che di suo non fa altro che sponsorizzare robaccia.
Magari non ci crederete, ma ad oggi continuo a fare il consueto giro dei giornali più volte al giorno. Leggo il cartaceo che compro ogni mattina in edicola e poi via con il carosello: prima il nazionale, poi il regionale, poi il locale, in serata l’internazionale. Non mi aspetto di ricevere le notifiche tramite social, anche perché non li uso.
Ed anche per questo motivo, sul telefonino ho sempre usato il browser per leggere le notizie. Le app non mi piacciono, spesso funzionano male o non caricano. Dal browser vai sul sicuro, e se ci sono problemi c’è sempre la visualizzazione desktop. Meglio di così, si muore.
Il mio nuovo smartphone però mi obbliga a mantenere una serie di applicazioni che non uso. Da Facebook ad Instagram, da Google News a Google Pay o Podcast: non posso disinstallarle, nè ho tempo e voglia per farmi un bel root. Me le tengo. E qualcuna mi sforzo di usarla. E la spunta, per ovvi motivi, Google News, che qualcosa di simpatico dovrà pure dirmela.
Non avendo mai interagito con il mio profilo Google, questo è sostanzialmente “vergine”: non ho preferiti, non ho salvati, non ho cronologie, niente di niente. Mi vede, insomma, come un utente nuovo, e mi propone i “consigliati” in base ai suoi algoritmi. E qui casca l’asino.
In pratica, i giornali più in vista – oltre a quei siti porcheria come TrendOnline e tutte quelle cacate da clickbait – sembrano essere La Verità e Libero Quotidiano: anche se pubblicano schifezze, sono al top. Certo, poi c’è la ricerca delle fonti, e potrei personalizare il mio feed. E qui però mi casca di nuovo il povero asino.
Nelle fonti di notizie c’è davvero di tutto. Ci sono blog, personaggio più o meno sconosciuti, gente e gentaglia. Ma che selezione di notizie è? Se volevo una fiera dell’opinionismo mi sarebbe bastato aprire Facebook. Le notizie sono un cosa, quello che pensano le persone è altro.
Per comprendere la gravità della questione – da un punto di vista di informazione, che non è imputabile solo a Google News – ecco che tra le fonti troviamo il sito di Nicola Porro. Sia ben chiaro: è una testata giornalistica registrata, purtroppo. Ma è una fonte di notizie e di informazioni, o è una fonte di opinionismo sui temi del momento? Giudicate voi.
Ecco, insomma, alla fine Google News me lo devo tenere per forza di cose, con la consapevolezza che magari tra qualche anno mi ci iscrivo pure io e vi passo questi miei post come “notizie”. Ma notizie non lo sono. L’informazione è altro, e così facendo Google News la danneggia.
C’è proprio questo, alla base del dilagare di fake news.
Lascia un commento Annulla risposta