Ci sono tante storture nella vicenda riguardo l’ordinanza dell’Ato regionale e dei conferimenti “emergenziali” a Crotone. Non possiamo però permetterci il lusso di pretendere di aver ragione anche di fronte alla matematica.
Il casus belli questa volta è la dichiarazione di alcuni sindaci che hanno partecipato – giustamente – alla protesta dell’Ato di Crotone presso la discarica di Columbra. Già in tale occasione, a distanza di ormai una settimana, era emerso una sorta di astio in particolar modo contro i conferimenti provenienti dall’area cosentina.
Evitiamo di entrare nella sfera politica del discorso. Rimaniamo concentrati sull’aspetto numerico, riportato in maniera inequivocabile con l’obiezione sul quantitativo di tonnellate da conferire. Riporta Il Crotonese:
È ferma l’intenzione dei sindaci dell’Ato Crotone di contrastare la decisione calata dall’alto dalla Regione Calabria che il 16 luglio ha disposto, con ordinanza numero 46, che la Sovreco accettasse nella propria discarica per rifiuti pericolosi 600 tonnellate al giorno, al prezzo di 180 euro a tonnellata, provenienti da tutti gli Ato calabresi. Nei particolari, poi, il riparto dei quantitativi ha visto concedere 450 tonnellate all’Ato di Cosenza e 150 a quello di Crotone
Il riparto “ha visto concedere“. Come a dire, la discarica è la nostra e ci tocca pure conferire meno rifiuti. Ma attenzione a farla così semplice: tale riparto non è cambiato rispetto agli anni passati. Non è una novità odierna. E se è tale, è prettamente per una questione numerica.
Basterebbe un minimo di attenzione per rendersi conto che il riparto sul conferimento dei rifiuti è basato sul numero di abitanti nelle rispettive provincie. Cosenza avrebbe dovuto 450 tonnellate a fronte di circa 705 mila abitanti, mentre Crotone 150 tonnellate a fronte di circa 175 mila abitanti. Non si tratta, insomma, di un parametro “punitivo” o da esporre come vessillo.
Detto questo: tale situazione resta comunque insostenibile. Ho già avuto modo di scrivere in merito al disastro della logica discariche zero, che nei fatti non blocca solo le discariche ma anche ogni altro impianto collegato al ciclo dei rifiuti. La Calabria, con poco meno di 2 milioni di abitanti, non può continuare a rimanere con un solo impianto come quello di Crotone, che – tra l’altro – dovrebbe servire a tutt’altro scopo.
L’Ato di Crotone ha fatto bene a bloccare temporaneamente il conferimento da altre provincie, anche perché un blocco totale si sarebbe verosimilmente trasformato in un ricorso al Tar, ed in una sonora bocciatura dell’ente. Resta però il problema di fondo: garantire lo smaltimento di 4 mila tonnellate fino al 31 luglio svuoterà i cassonetti e libererà le strade, ma è solo un modo per posticipare il problema.
Ne riparleremo alla conclusione della prima settimana di agosto.
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