Ma quando uno pensa a promuovere i prodotti della propria terra no, il faticoso lavoro agricolo nei campi, la transumanza e la cura del bestiame, il tutto per farti arrivare sul tavolo cose semplici e genuine, cos’altro ti può venire in mente se non due ragazzine a bordo piscina che ammiccano ai loro seni?
Perché a quanto pare, è stata presentata una “nuova campagna” per il Farmer Market di Crotone, e potete vedere il tenore della stessa. Campagna definita “geniale”, e che vuole celebrare la “rinascita” dopo il periodo di pandemia. Comprensibile.
Insomma, una nuova primavera, un inno all’abbondanza di questa terra, ma anche un invito a consumare cibi che non sono proprio belli, perfetti, ma un po’ ammaccati, rovinati. Il tutto, presentato con una copertina patinata che con un mercato dei contadini centra poco e niente.
Ma vabbè, forse sbaglio io, che vedo quotidianamente storytelling affascinanti progettati a livello istituzionale e mi aspetto forse un po’ troppo. Approfondimenti sulle verdure di stagione, sui prodotti realmente tipici (non trovare il cardo, l’iperico o l’origano di questi periodi dovrebbe far sorgere qualche domanda), sulla lavorazione delle carni e delle confetture, sia dolci e salate.
Ma a noi, tutto questo, non importa. A noi importa fregiarsi della campagna firmata da nome celebre. Pur che sia una porcheria, pur che si tratti di foto acquistate a pochi spiccioli online. A noi basta pensare che un’iniziativa del genere possa avere un non so che di giovanile, di fresco, di attrattivo.
Restano così le sagome di qualche donzella seminuda che può essere adattata all’evenienza: che si tratti di uno stereotipato autolavaggio o dell’insegna di un bar, di un più azzeccato negozio di intimo e finanche del mercato dei contadini. L’allusione va bene in qualsiasi occasione, e guai a farlo notare, a parlare di stereotipi o di sessismo: di questi tempi, finisce pure che ti cazziano.
Non preoccupatevi dunque di saperne di più sui prodotti e sui produttori locali. Limitatevi a seguire le mìnne. Non centra niente, ma evidentemente va bene così.
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