Nelle ultime settimane, conferire rifiuti presso l’isola ecologica è quasi impossibile. A questa problematica, si somma la cronica difficoltà a smaltire i rifiuti, acuita dalla bella stagione, ma anche l’astio nei confronti degli operatori ecologici.
Perché lo spazzino, a Crotone come in tante altre città, è lo sfaticato per eccellenza. A sentir parlare i crotonesi, almeno. È quello che non lavora, che fa finta di pulire e se ne va al bar, che si fa il giro del lungomare e ci mette 3 o 4 ore a svuotare i cestini.
Sono tante, le cose che si dicono. Ma come al solito, lo spazzino è solo l’ultimo anello della catena. È sempre lui a spiegare, costantemente, che certa spazzatura non può prenderla, o che arrivato ad un certo limite si deve fermare. Però, a molto, da un orecchio entra e da uno esce.
Semmai, il problema non è lo spazzino (o quanto meno, non sempre lo è), ma la gestione dell’Akrea. Torniamo sempre li, ed anche in situazioni differenti ci ritroviamo a constatare che è l’organizzazione di base a non funzionare. Inutile ricordare che la pandemia ha influito su tutti i settori, anche quello dei rifiuti. Ma questa non può essere che l’ennesima giustificazione, una pezza, a coprire qualcosa che non riesce ad andare.
Ad esempio, dall’inizio dell’anno è praticamente impossibile conferire presso l’isola ecologica, ed il servizio di raccolta ingombranti non sembra esistere. Risultato: le strade si riempiono nuovamente di mobili e oggetti di ogni tipo, senza controllo e senza multe.
Viviamo in un limbo difficile da decifrare, che da una parte pecca di carenze organizzative, e dall’altra di menefreghismo e disinteresse. Una condizione evidentemente incontrovertibile.
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