Oggi sono stato informato di un fatto curioso: un tizio avrebbe scritto una lettera “ai giornali” per invitarmi a non chiudere la pagina facebook. Un fatto inusuale e strano, dato che avrebbe potuto scrivermi direttamente dal sito. Ma vabbè.
Mi ha molto colpito, nel suo accorato appello (che mi è sembrato sincero), un passo, quello finale, dove grossomodo mi consiglia di non “condannarmi all’oblio” con le mie stesse mani.
Effettivamente oggi non avere pagine social è un po’ una condanna all’invisibilità, ed è il frutto dell’uso distorto e capitalizzato del web. Tuttavia, la mia riflessione è un’altra.
Questo signore (che mi aveva scritto su Facebook, ma l’ho scoperto solo oggi) ha scritto una lettera “ai giornali”. A quali? A quanti?
Perché nessun giornale ha pubblicato la sua lettera. Anzi, dirò di più: qualuno l’avrà cestinata pure con piacere, ben soddisfatto di non darmi spazio.
Non è già questa, una condanna all’oblio?
Non è una condanna all’oblio quando nessuno pubblica una nota stampa su di un libro, neppure la pagina comunale?
Vede, signor Tallerico (sempre che questo sia il suo vero nome, mi permetta), io in un certo senso sono già condannato all’oblio. Perchè anche quando mi è successo un fattaccio, nessuno ha aperto bocca.
L’oblio non mi spaventa, nè mi intimorisce. Ciò che mi fa più paura è un mondo di finti protagonismi, troppi, stonati e di cattivo gusto.
Detto questo, se il suo interesse è sincero, sto mettendo a punto dei sistemi per rimanere in contatto. Così non ci sarà oblio che tenga.
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