Con l’attenuarsi delle piogge è iniziata la prima conta dei danni, dopo una lunga giornata passata a liberare dall’acqua magazzini e strade. La situazione è ancora critica, ma il miglioramento del tempo permetterà di tornare alla normalità entro qualche giorno, escludendo ogni aspetto riguardante il risarcimento dei danni: per quello dovremo attendere questa sera, per sapere o meno se sarà proclamato lo stato di calamità.

Aldilà di questo aspetto, però, vorrei porre l’attenzione su una questione. Perché già da ieri pomeriggio, con il calare della pioggia ed il deflusso delle acque, il fango ha lasciato emergere cumuli di rifiuti un po’ ovunque, trasportati dall’acqua tanto lungo le strade quanto nei campi.

Ora, è abbastanza ovvio osservare che in luoghi come Via Crea, Via Cappuccini e Via Spiaggia delle Forche si siano ribaltati i cassonetti, con conseguente sversamento di ogni sacchetto di immondizia lungo le strade. Le cose però cambiano leggermente in campagna, non solo nelle contrade nord ma anche nell’agro di Isola, Strongoli e Cirò, dove i campi sono stati invasi dalla spazzatura.

In questi casi la spiegazione è molto meno romantica, e consiste in un “difetto” (chiamiamolo così per non usare altri termini) tipico dalle nostre parti, che è l’abbandono indiscriminato dei rifuti in aree non idonee, in discariche abusive o, come purtroppo avviene quotidianamente, nei canaloni. Non parlo solo di spazzatura domestica, ma anche di inerti e scarti di lavorazioni edili e mobilio, che in queste ore hanno galleggiato da luoghi indefiniti per adagiarsi poi presso abitazioni a Gabella o Margherita.

Nella foto in alto, invece, vedete la situazione ripresa ad Isola Capo Rizzuto, con un campo letteralmente invaso da sacchetti di immondizia. Sul lungomare di Crotone invece, la spiaggia è ricoperta di diversi rifiuti in plastica, legno ed altri lavorati. Non ancora pervenute invece segnalazioni dalla foce dell’Èsaro o del Nèto, che saranno in condizioni simili in quanto ad accumulo di rifiuti ed ingombranti.

È vero che si tratta di eventi eccezionali, in grado si smuovere una grande massa di oggetti. Ma è anche vero che questa spazzatura, gettata indiscriminatamente un po’ ovunque, finisce per influire in casi di emergenza come questi. Non solo perché ostruisce le vie di deflusso dell’acqua favorendo gli allagamenti, ma anche perché diventa a sua volta un’emergenza nell’emergenza, che và risolta e contrastata per tutelare la salute pubblica.

Ci troviamo di fronte ad un quadro sconcertante, dove, come al solito, di fronte ad una calamità naturale dobbiamo affrontare anche l’ignoranza umana, che aggrava consapevolmente un problema. Non possiamo sapere se tutta l’immondizia che ha invaso i vasi campi sarà raccolta, nè possiamo garantire che i volontari si inerpichino lungo colli e cunette per raccogliere ogni sporcizia. Ne consegue quindi un’inquinamento ambientale, un danneggiamento dell’ecosistema, un danno nel danno.

Dobbiamo tenerne conto, perché in questi casi non possiamo incolpare nessuno al di fuori di noi stessi.

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