Questo pomeriggio poteva succedere una tragedia che a quest’ora avreste letto sui giornali. Ma per fortuna non è accaduto niente di grave, e quindi ne leggerete solo su questo blog. Solo un grande spavento, che si è concluso, fortunatamente, senza ripercussioni.
Terza scogliera (come sempre). Ora di pranzo, break dal lavoro sotto il sole cocente che oggi ha superato i 40°. Un tuffo nell’acqua bollente, la spiaggia è semi deserta. Come ogni giorno, siamo in pochi: alcuni residenti della zona, assieme ad un nutrito gruppo di neri (impossibile ipotizzarne una provenienza specifica, ma si tratta intuibilmente di nordafricani) che si godono il fresco degli alberelli e degli arbusti, si tuffano in mare e si lavano all’acqua fresca. I loro pomeriggi li passano così, come tanti, e non danno fastidio a nessuno.
Uno del gruppo, preso da spirito d’intraprendenza, osa spingersi un po’ più a largo. Ma non ci tocca. E non sa nuotare. Và in panico, si agita, inizia a gridare. Non riesce a stare a galla. Inizialmente nessuno comprende la gravità della situazione (si pensava ad uno scherzo), ma dopo pochi istanti lo si sente annaspare. Non respirava. Di corsa, un gruppo di bagnanti si tuffa per recuperare il ragazzo: adulti e bambini, tutti accorrono per trascinare il giovane dove può toccare, più a riva.
Portato sulla battigia, questo inizia a vomitare tutta l’acqua che ha ingerito. Un bel po’. Vomita tre, quattro, cinque volte, poi si stende a riprendere fiato. E si mette a ridere. Assieme ai suoi amici, anche loro incapaci a nuotare, tutti tirano un sospiro di sollievo. Gli viene portata un po’ d’acqua naturale (una decina di bottigliette, senza esagerare), e con calma si riprende, si rialza e se ne và.
Tutto è bene quel che finisce bene. Ognuno ritorna ai soliti discorsi, alle solite chiacchiere da snocciolare sotto l’ombrellone, come se nulla fosse successo. Nessuna vanagloria, nessuna storia da social, nessun articolo di giornale iper generoso, niente di niente: come se l’accaduto fosse in qualche modo una cosa ordinaria.
Anche chi è solito con certi discorsi un po’ razzisti si è alzato dalla seggiola per andare a salvare quel ragazzo che stava affogando. Letteralmente, sono accorsi tutti. A prescindere dal ragazzo, dal colore della sua pelle, dal modo in cui parlava, e da tutte le male cose che gli vengono rivolte quotidianamente. Lo hanno salvato a prescindere, senza pretendere niente in cambio. Neppure un grazie. Un esempio genuino del mutuo soccorso popolare: quello che arriva anche da chi non ti aspetti.
Una storia a lieto fine, che ha rallegrato una giornata pesante ed afosa.
Lascia un commento Annulla risposta