La squadra torna in serie A. In città hanno iniziato a festeggiare già dalle otto, con fuochi d’artificio e sfilate arrangiate lungo il centro ed in periferia. Bandiere ovunque, sciarpe, bandane, un tripudio di rosso-blu in ogni dove. Ed è giusto così.

Tuttavia, poco fa è iniziato il ritrovo dei tifosi, degli ultas, dei semplici fan e appasionati in Piazza Pitagora. Da li passerà la squadra, e tutti saranno pronti a farle la festa per questa agognata e meritata vittoria. Sono tutti contenti, euforici, ripongono chissà quale aspettativa in questo traguardo.

Resta però l’amaro in bocca per questi festeggiamenti. Perché sono una lampante dimostrazione che seguire le regole, in questa città, non serve a nulla. Perché dopo mesi a sfracassare i coglioni sugli assembramenti, sulle mascherine, sulle norme igieniche, sui giovani irresponsabili che vanno sul lungomare o in discoteca, eccoli li: tutti ammassati, senza mascherine, ad abbracciarsi, a stringersi, come se nulla fosse successo.

A Crotone non ce n’é coviddi. Chi è impegnato a criticare online è sceso poi in piazza a festeggiare. Domani tutti torneranno a commentare in modo dispregiativo chi si va a fare la passeggiata senza mascherina, i ragazzi in spiaggia o sul lungomare. A criticare “quelli del nord” che ci portano il virus, ad odiare “gli sbarcati” ed “i profughi” che ci invadono infetti. O, peggio ancora, a sostenere che il virus non esiste, o che qui non c’è pericolo.

Non c’è verso, per questa città: domani troveremo giornali pieni di foto, articoli pieni di gioia, video pieni di gente e… nessun provvedimento. Alla faccia di chi è stato multato, di chi ha pagato per una disattenzione in buona fede, di chi cerca di rispettare e far rispettare le regole.

Regole – sia ben chiaro – di prevenzione. Non oppressive, lesive di chissà quale libertà. Regole basilari, che evidentemente non vogliamo seguire.

Evviva la Serie A!

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