Ieri è stato pubblicato un comunicato che mi ha fatto sbellicare dalle risate. Mi ha fatto ridere di gusto, a crepapelle, senza freno, perché veramente, non si può far altro che ridere di fronte a certe uscite. Alla vigilia della campagna elettorale, qualcuno si ricorda di buttare in mezzo un tema di nicchia: il disagio giovanile.
“L’altro giorno sul lungomare e scoppiata una rissa tra giovani con numerosi feriti, il fatto viene visto come un episodio sporadico dovuto all’alcool. Nessuno si chiede perché i ragazzi bevono, nessuno si interroga perché molti sono giovanissimi, quale è il loro disagio, che responsabilità abbiamo tutti, cosa offre la nostra città, quali sono i valori che trasmettiamo con il nostro esempio. I giovani soffrono e l’unica medicina che viene offerta dalla società è non affrontare le problematiche della vita ma annebbiarsi con alcool e droghe“.
Cioè, come si fa a non ridere di fronte ad una considerazione tanto vecchia quanto irreale? Una constatazione figlia di un’immagine distorta e falsa della quotidianità, propria di una generazione cresciuta marginalmente, negli anni, rispetto al mondo delle dipendenze. Ancora vi chiedete perché i ragazzi bevono? Ma siete seri? Pensate che uno va a bere perché c’ha problemi? E allora state messi male. Anzi, malissimo.
E sopratutto: contrasto all’alcol, alle droghe, alla violenza. Ma dove? Dove sono le associazioni che a Crotone aiutano i ragazzi e le ragazze in difficoltà? Dove sono gli esponenti del terzo settore che si pongono queste domande? Anzi, sono proprio loro a gestire gli sporadici ed annuali progetti di “contrasto” che, detto francamente, non servono a niente. Sono solo una bandierina, una spilla, da appuntarsi sul petto per dire “io l’ho fatto”.
Perché io, i miei amici morti ammazzati che nessuno ha mai aiutato, me li ricordo ancora. Quando bussavano alle porte delle comunità, delle associazioni che non avevano bisogno di aiuto, della chiesa che non aveva risorse. Io i loro volti li ho fissati nella memoria, riflessi negli occhi ogni cazzo di volta che entro al cimitero, o che li sento nominare quando incontro qualche “superstite”. E me li ricordo i loro problemi seri: problemi di dipendenza, problemi di soldi, problemi veri. Che niente hanno a che vedere con la birretta che degenera in rissa di quattro coglioni.
La verità è che la politica quanto le associazioni non hanno interesse al problema. Perché in città non esiste alcuna realtà inclusiva, persuasiva, di aiuto e sostegno concreto. Esistono solo le belle parole. Come queste lette nel comunicato, parole vuote, inutili, quasi inopportune per chi le ha vissute sulla propria pelle.
La città è solo un grande circo pieno di pagliacci: dicono di considerarti solo quando conviene a loro.
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