In questi giorni mi viene chiesto – ripetutamente ed insistentemente – un parere “pubblico” sul PalaMilone. Una presa di posizione, uno schieramento, per capire da che parte stia. Oggi mi è stato chiesto anche di partecipare alla “mobilitazione” di domattina, per dimostrare la mia vicinanza al mondo dello sport cittadino, alle associazini, agli atleti.

Bene, inizio subito con il dire che alla mobilitazione non ci sarò, sia perché lavoro (e prendersi anche un’ora, dopo la chiusura causa coronavirus, nel mondo del lavoro crotonese è impossibile) sia perché non condivido l’atteggiamento del Consorzio. Non si fosse capito da questo o questo post, penso sinceramente che il Consorzio sportivo si stia arrampicando sugli specchi, non prendendo atto della revoca dell’autorizzazione comunale e pretendendo di parlare solo di “diritto allo sport”.

Un eventuale sgombero con la forza, così come ipotizzato dallo stesso Comune, sarebbe una sconfitta per tutti. Uno scenario deprecabile, che tuttavia si è dimostrato plausibile. Dubito che domattina avverà uno sgombero coatto (non avviene per le case abusive, per le ville costruite sugli arenili e per gli alloggi popolari occupati, e non avverrà neppure per gli occupanti del PalaMilone) ma sono propenso a credere che si creerà uno stallo all’italiana: tutto rimarrà com’è, almeno per un po’.

Potrebbe anche succedere che il Consorzio si rifiuti di consegnare le chiavi, scadendo così completamente nel torto. Ma sanno, al Consorzio, che questa mossa gli farà guadagnare del tempo. Tempo nel quale il PalaMilone rimarrà comunque chiuso ed inagibile, alla faccia degli atleti che vogliono difendere. Ma questo in fondo non importa davvero: quello che importa – qualora non si fosse capito – è rimanere in possesso di ogni appiglio per non lasciare la struttura.

Ora, una struttura pubblica appartiene ad un ente pubblico, che decide da chi farla gestire. In questo modo, nel 2012, le associazioni sportive sono subentrate nel PalaMilone. Oggi, sappiamo che la gestione alla crotonese delle strutture sportive pubbliche è stata lacunosa, ed i goffi tentativi dell’amministrazione Pugliese di mettere una pezza hanno finito per causare un terremoto che ha fatto commissariare l’ente. Che ci sia qualcosa che non va, è evidente.

Perché il Consorzio – nel quale ritroviamo storici e novelli paladini della legalità – non si mette da parte, permettendo al Comune di Crotone di riprendere possesso del bene e di riassegnarlo? Perché non pubblica integralmente i pareri del TAR, che di fatto non impediscono lo sgombero e non danno assoluta ragione al Consorzio?

La legge non vale a fasi alterne. Le regole non le dobbiamo far rispettare solo ai politici. E finché non si sia chiarita questa vicenda, il mio parere – così com’era per la piscina – rimane lo stesso: sgomberare e riassegnare. Gestire le cose legalmente e regolarmente nel rispetto delle regole e della legge, e non alla carlona, dove non si riesce mai a capire chiaramente chi ha torto o ragione.

Crotone è “la città dello sport” solo finché conviene alle associazioni che gestiscono questo o quel circolo. Dispiace vedere una tale strumentalizzazione dello sport e delle attività atletiche e ricreative.

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