Appena ieri vi scrivevo di un simpatico siparietto al quale ho assistito di fronte casa, in merito all’atteggiamento delle forze dell’ordine nei confronti dei residenti del lungomare. Ritengo opportuno fare un ulteriore approfondimento in merito, dato che, abitando proprio sul lungomare, posso tranquillamente documentare tutta una serie di paradossi riassumibili in una sola frase: tutto dipende dalla pattuglia.
Ad esempio: io sono stato fermato, dall’inizio dell’interdizione del lungomare, ben cinque volte, sempre in orari serali e con il cane a seguito. Cinque volte in circa un mese non è molto, ma è comunque frustrante dover spiegare, di volta in volta, che l’unico accesso per casa è proprio sul lungomare. Nessuna multa, ovviamente, ma solo lo scazzo di dover ristampare ogni volta l’autocertificazione.
Allo stesso modo, ci sono persone che escono tranquillamente sul lungomare, e non vengono neppure richiamate dalle pattuglie di passaggio. C’è chi ci passa in bicicletta, chi a piedi, chi porta a passeggio il cane e si ferma pure sui gradoni. Devono essere invisibili agli agenti.
A questo punto, perché dovrei rispettare le regole? Perché il cane di tizio può camminare sul lungomare ed il mio no? Perché caio può farsi il giro in bici fino al cimitero ed io no? Tanto varrebbe rischiare.
Per adesso, sempre e solo per seguire quella legge morale che mi impone di rispettare le regole per rispettare anche gli altri, continuerò a portare il cane dietro al lungomare. Anche se continuo a chiedermi che senso abbia.
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