Che la cultura, a Crotone, sia più un feticcio di cui farsi fregio, è cosa nota e ben visibile a chiunque. Per darsi il titolo di acculturato basta poco, in fondo: l’importante è ripetere (tanto dal vivo quanto online) qualche nome altisonante come Pitagora, Democede, Milone, ed il gioco è fatto. La conoscenza storica, la cultura, per molti crotonesi si limita solo ed esclusivamente a questo.
Non bastasse il plateale disinteresse verso le iniziative culturali, o più generalmente verso la ricerca storica e la sua diffusione – anche quando gratuita e comodamente disponibile – si aggiunge adesso un’ulteriore ed innegabile tegola: la truffa al Bonus Cultura scoperta dalla Guardia di Finanza.
Degli oltre 4000 diciottenni che hanno usufruito del bonus tra il 2016 ed il 2018, ben 3516 hanno acquistato beni non compresi dalla convenzione. Una truffa, tollerata da una “nota attività commerciale cittadina” (un segreto di pulcinella, che riguarda tuttavia tanti altri negozi) che avrebbe prodotto false dichiarazioni. Un giochetto ben architettato, che adesso però si concretizzerà in una lunga serie di verbali: il risultato sarà che quei 3516 ragazzi non solo dovranno restituire i 500 euro del bonus, ma pagare anche una multa.
Diciamocelo senza troppi giri di parole: a diciott’anni ti interessa più uno smartphone che una mostra. Ne abbiamo, in questi numeri, una dimostrazione pratica. Tuttavia, il suddetto bonus poteva essere speso anche per molte altre cose, come corsi di formazione professionale validi per il mondo del lavoro. Possibile che nessun genitore ci abbia pensato? Evidentemente, no.
La lista dei beni acquistati è variegata: si va dagli smartphone – ovviamente – ad altri elettrodomestici come lavatrici, asciugatrici e frigoriferi. C’è chi ha acquistato batterie di pentole nuove, chi invece ha preferito arredamento per casa, e chi, alla fine della fiera, si è accontentato di televisori, videogame e gadget tecnologici. Una lista che fa presagire una sorta di complicità non solo con l’azienda, ma anche con i genitori stessi.
Genitori che hanno barattato un bonus statale dedicato alla formazione umana e professionale dei propri figli con una batteria di pentole… un investimento insensato, volgare, e pur tuttavia indicativo della miseria culturale che ci circonda.
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