In queste ore immediatamente successive all’assassinio del carabiniere a Roma, la celerità e la meticolosità delle indagini è già riuscita a chiarire la mano dell’assassino: un ragazzino americano, che a quanto pare avrebbe viaggiato fino in Italia con un coltellaccio nel suo bagaglio, in aereo. Con buona pace delle stringenti regole di sicurezza che vi stressano ad ogni viaggio.
Tuttavia, non è ancora chiaro un dettaglio: perché sia stato detto, inizialmente, che si trattasse di nordafricani. Di neri. Un depistaggio? Un errore? Un’incomprensione? Lo scopriremo solo nelle prossime ore, forse.
Ad ogni modo, è impressionante la mole di commenti generati dall’accaduto. La tragica ed insensata morte del carabiniere ha sicuramente fatto scattare l’orgoglio di molti: cittadini comuni che magari hanno un parente nelle forze dell’ordine. Che rivedono negli occhi chiari di quell’uomo lo sguardo del proprio figlio arruolato, e pensano “poteva capitare a lui”.
Ma non solo. È scattato anche il linciaggio social, rivolto esclusivamente ai “negri cattivi“. Ed ecco una pioggia di post e commenti sulle “risorse boldriniane“, sui “clandestini illegali“, sugli “amici del PD“. Post inutili, falsi, fuorvianti, che non hanno motivo di esistere se non per un solo, terribile dettaglio: il razzismo.
Se notate questo accanimento da parte non solo della gente comune, ma anche di alcuni politici di bassa lega, esponenti fascistoidi provenienti dalla fogna dell’estrema destra, e – purtroppo – anche alte cariche istituzionali, state notando non la rabbia o l’indignazione per la morte di un carabiniere, ma uno squallido, pessimo, triste e patetico esempio di razzismo.
Quest’é. E dispiace, la tossicità del dibattito, visto che la vicenda è ancora tutta da chiarire ma sembra essere già stato deciso il nemico da mettere alla forca.
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