Oggi ho fatto il mio primo colloquio dell’anno presso una grande azienda a Cosenza. Finalmente, dopo tanto tempo, ho avuto modo di fare un colloquio nel ramo informatico, messo da parte addietro per ovvi motivi di sopravvivenza. E, sempre dopo diversi anni, ho finalmente rivisto la neve in Sila.
Di questa giornata, che resta per me di grandi aspettative, ho due considerazioni. La prima, riguarda l’aspetto lavorativo in generale: Cosenza non è Crotone, e fare un salto nella sua area industriale – seppur con tutti i suoi difetti – rende bene l’idea, a partire dai parcheggi pieni, che indicano personale. Indicano lavoro. Non c’è paragone, ad appena un centinaio di chilometri di distanza. Mentre a Crotone l’area industriale (e commerciale) è in caduta libera, a Cosenza qualcosa c’è, e si muove, vive. Esiste.
Insomma, tornare a casa è stato già di per se un po’ demotivamente. Senti di tornare nel nulla. Ma a complicare il tutto, c’è stato un altro aspetto. Durante il colloquio, serio ma sereno, oltre alle solite domande di rito, per una volta ho sentito di non essere adatto. Si vedeva palesemente che il target ricercato era decisamente al di sopra del mio livello. Non ne ho fatto mistero, durante il colloquio, e probabilmente mi sono autosabotato… ma per un attimo mi è stato chiaro che, forse, non sono più l’informatico di un tempo.
Mi sono assopito alle richieste più comuni, alle “solite cose”. Ho perso interesse in molto di ciò che controllavo febbrilmente, e sto abbandonando sempre più progetti in cui mi sono speso per anni. Ecco, per un attimo ho pensato di non essere adatto ad un lavoro per il quale mi ero candidato appena qualche settimana prima.
Paranoie, forse. Certo è che tutto cambia, e forse è proprio questa la sfida di cui si ha più bisogno nella vita.
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