È un vero e proprio terremoto politico quello che ha scosso la Regione Calabria sin dalla prima mattinata di ieri. Sul presto è arrivata la prima indiscrezione, l’obbligo di dimora per Mario Oliverio, confinato in quel di San Giovanni in Fiore. Poco dopo è giunta una più dettagliata notizia: si consumava l’operazione “Lande desolate”, un’indagine su 16 persone che ha prodotto alcuni arresti, e che secondo Gratteri proverebbe il legale “politico-mafioso-imprenditoriale”. Nel pomeriggio, infine, lo stesso governatore Oliverio ha annunciato uno sciopero della fame contro le accuse infamanti, generando non poca ilarità.
Oliverio è un personaggio che non gode di buona fama, specialmente nel crotonese. Non stupisce che l’attenzione mediatica si sia rivolta esclusivamente a lui, tralasciando le altre quindici persone indagate. Ma a ben vedere, dovremmo parlare più delle altre quindici persone che di Oliverio.
L’atteggiamento acido nei confronti della politica ha raggiunto vette elevatissime, e la mole di commenti sotto alle notizie “dell’arresto” lasciano intravedere il clima d’odio che si nasconde nelle fasce più basse della popolazione. In cuor loro, a vox populi, Oliverio non solo è sicuramente colpevole, ma è anche sicuramente condannato.
La veridicità della notizia – ancora tutta da provare – non importa. Così come non importano gli altri nomi, così come non si parla della criminalità, della ndrangheta, della mafia. Tutti danno addosso ad Oliverio. Non alla mafia, ma alla politica.
Sinceramente, non credo nell’accusa mossa, ma è giusto che la magistratura indaghi e si tolga ogni dubbio. Quel che è certo, è che Oliverio non ne esce in piedi, da questa vicenda: la sua “influenza politica” probabilmente crollerà sotto questa inchiesta, e l’anno prossimo avremo un altro candidato, perdendo completamente l’ipotesi di un “mandato bis” supportato da esponenti di più partiti.
Staremo a vedere.
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