Non esiste intercalare più tipico e particolare di “imbichì”. Una parola tutta crotonese, utilizzata tutt’oggi nei discorsi quotidiani e che si sente spesso in giro per la città, tra giovani e meno giovani. Una parola della quale purtroppo si ignora ogni possibile etimolgia, ma che ha assunto un significato chiaro e preciso.
Imbichì – scritto anche imbikì – viene usato per dire “come no”. Un modo ironico per dire “ceeerto”, e riferirsi a situazioni inverosimili e poco probabili. Ad esempio: “La metropolitana leggera a Crotone? Imbichì!“, oppure “Un cambiamento nella classe politica e dirigenziale locale? Imbichì“, e così via. Il termine viene anche utilizzato come rafforzativo nelle discussioni, specialmente quando qualcuno non capisce o fa finta di non capire
Se vi sto dicendo questo, è perché da oggi ho una rubrica tutta mia su CN24TV, dal nome emblematico: imbichì. Un nome leggero, spontaneo, che ho preferito rispetto a tante altre idee di stampo più classico. Ho preferito restare basso, utilizzando un termine comune ed emblematico della città. Sarà mia premura affrontare sempre tematiche controverse e particolari, così come ho sempre fatto su questo blog (che di certo non cadrà nel dimenticatoio).
Scrivere è facile, ma farlo liberamente è difficile. Ed in Calabria, dove puoi essere denunciato per un post, non è da tutti mettere nero su bianco quello che si pensa. Io l’ho sempre fatto, e continuerò comunque a farlo. L’invito non è tanto a leggermi, ma a fare lo stesso.
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