In una società abituata alla continua caccia alle streghe, si finisce sempre per trovare un colpevole reo di un qualsivoglia crimine. Un colpevole che, suo malgrado, finirà per essere “divorato” dall’opinione pubblica cittadina, senza diritto di parola, di replica o altro. Si diventa, in un certo senso, colpevoli a prescindere, perché qualcuno ha deciso così.

È un po’ questo il sunto di quanto accaduto in questi giorni a Crotone, dove la scuola è iniziata da poco meno di due settimane ed è stato già impacchettato il primo, grande scandalo di questo anno scolastico: il bambino disabile messo faccia al muro. Da quanto si legge dal comunicato diffuso – frettolosamente – dal Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza della Regione Calabria, Antonio Marziale, una maestra di sostegno avrebbe “condotto un esperimento” con un ragazzo disabile, mettendo il suo banco faccia al muro in un angolo.

Un comunicato grossolano, con paroloni e frasi ad effetto riferite a chi ha “leso i diritti di un bambino con modalità degne del più oscuro medioevo“, con tanto di stoccata finale agli insegnanti, perché “chi non è in grado di darne, cambi mestiere“. Il comunicato è stato prontamente ricevuto dalle redazioni di tutti i giornali locali, e quasi tutti lo hanno ripubblicato tal quale, aggiungendo in qualche caso dei deplorevoli titoli ad effetto, come “Sei disabile? Allora faccia al muro“, degni del più misero clickbait.

Vi lascio immaginare i commenti a questi articoli, su Facebook e non solo. L’insegnante di sostegno si è vista ricoperta di insulti di ogni tipo, minacce, sommersa insomma da una gogna mediatica, questa si, degna del più oscuro medioevo. Le avranno fischiato le orecchie per un bel po’.

Ma a quanto pare, le cose non sono andate proprio come descritte nel comunicato di Marziale. Non si tratta di una maestra cattiva che mette i disabili in punizione perpetua, e probabilmente neanche di un’insegnante incapace. La scuola infatti sta ridimensionando l’accaduto, ed anche il genitore che ha contattato il garante pare stia ridimensionando il tutto. Staremo a vedere dato che qualcosa è successo, ma su una sola non c’è dubbio: noi non c’eravamo. Ed in un certo senso non centriamo.

La brutta abitudine di commentare a prescindere è un fardello duro da estinguere, nel crotonese medio, sempre pronto a scagliare pietre e ritirare la mano. Un doveroso silenzio dovrebbe essere la priorità di chi vuole davvero tutelare i minori tutti, nell’attesa dei dovuti accertamenti, e non una gogna mediatica che non solo rischia di screditare un’intero istituto ma che di certo non porta alcun giovamento agli alunni. Ma il doveroso silenzio, che era un metodo di insegnamento della tanto richiamata Montessori, è stato disatteso dagli stessi genitori, che hanno preferito urlare – chi al garante, chi a facebook – la propria misera e rancorosa indignazione per un fatto che a mala pena conosce.

Un fraintendimento ci può stare. Ma prima di avvisare il garante, non si poteva chiarire con gli insegnanti? Non si poteva discutere con loro? Con i dirigenti? E sopratutto, il garante non avrebbe dovuto stare più attento prima di lanciare un comunicato stampa con questi toni? Non avrebbe dovuto verificare entrambe le versioni? Perché, torno a ripeterlo, la scuola è iniziata da meno di due settimane… un lasso di tempo troppo breve per poter parlare di “torture”, “privazioni” e “costringimenti”.

L’idea di fondo è che si continuino ad usare i bambini, i ragazzini e gli adolescenti (specialmente quelli portatori di disabilità, di qualunque tipo) come capro espiatorio. E questo caso è grave, perché non solo abbiamo un genitore che ha scavalcato arbitrariamente tutto e tutti, ingigantendo – forse in buona fede, forse no – una cosa da poco, ma abbiamo anche un garante per l’infanzia che – forse in buona fede, forse no – ha ben pensato di scrivere un comunicato accusatorio quando i contorni della vicenda non sono ancora per nulla chiari.

Il tutto, contornato dalla gogna mediatica per l’insegnante, la “strega cattiva”, e per la scuola, ma sopratutto contornato dal totale disinteresse per la verità dei fatti. Per i reali avvenimenti. A nessuno interessa cosa sia accaduto, o per meglio dire a nessuno interessa il perché della discutibile scelta dell’insegnante. In fondo, lo storico Tucidide ci aveva già avvertito: “La maggior parte degli uomini, piuttosto che ricercare la verità, che gli è indifferente, preferisce adottare le opinioni che gli giungono già pronte“.

Vedremo come si evolverà. Fatto sta che il Metodo Montessori considerava il silenzio come metodo per acuire la sensibilità della persona. E forse, sarebbe stato opportuno quanto mai questo doveroso silenzio, specialmente da parte di tutti quegli adulti che, a spada tratta, urlano il loro dissenso, il loro odio, verso un argomento che conoscono a malapena.

A questo punto è evidente che, più che i bambini, sono gli adulti che devono imparare cosa sia questo doveroso silenzio.

Una risposta a “La caccia alle streghe di chi invoca il “Metodo Montessori””

  1. […] il non-caso dell’alunno messo faccia al muro – successivamente smentito dallo stesso genitore – e relativa gogna mediatica, oggi […]

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