Quest’anno, giranto anche in alcuni paesi del circondario, mi sono trovato di fronte a cartelli simili. Avvisi, più che altro affissi ai portoni dei palazzi, con scritto di “stare attenti”, perché “i residenti guardano”, ti tengono d’occhio.
Oggi, parcheggiando a Parco Samà, ho notato un avviso del genere. Solitario, presente solo su un portone, recita: “Attenzione, il vicinato osserva. I vicini osservano movimenti e persone sospette nella zona“. Un avvertimento bello e buono, che in teoria serve da deterrente a malefatte e scorribande assortite.
Qualche settimana fa, proprio li di fronte, hanno incendiato un motorino, in pieno giorno. Nessuno ha visto nulla ovviamente, e non per omertà o chissà cosa: non è facile far credere di passare tutto il giorno dietro le tapparelle. Neppure la più incallita comàra ci riuscirebbe.
Ma la cosa mi tocca particolarmente per un altro motivo. Molti anni fa, dodici per l’esattezza, un mio amico moriva di overdose proprio li, in prima serata. Si era fatto sotto un porticato (successivamente recintato, proprio per evitare altri inconvenienti simili), ma non ha retto. Gridare fu inutile, perché nessuno chiamò un’ambulanza – come chiedevamo – ma chiamarono la polizia. Non ci fu nulla da fare.
Ogni tanto ci ripenso. E penso che è buffo anche solo il pensiero di voler far credere di “stare a vigilare”. Ma c’è chi ci crede, e così si sente meglio, si sente più sicuro. L’importante è crederci.
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