Qualche giorno fa ho voluto dimostrare con un post quanto fosse vivo, anche a Crotone, il dibattito sull’immigrazione. Non è un tema nuovo, dato che già nel corso degli anni è stato ampiamente affrontato con articoli, conferenze, tavole di dati ed anche documentari (come il famoso Nigùri, del 2011), ma è tornato incredibilmente attuale per via della discutibile linea del neogoverno. Linea che purtroppo fa breccia nella popolazione, trovando supporto e sostegno dal nord al sud.
Crotone non è esente da questa fobia per lo straniero: i gruppi di estrema destra, uno su tutti Forza Nuova, si fanno vivi solo quando si parla di negri, e si guardano bene dal prendere posizione in ogni altro dibattito locale; di recente è stato fondato un circolo di Lotta Studentesca, che inneggia (sempre con i soliti striscioni) alla “difesa etnica”; Giancarlo Cerrelli, nuovo “leader” della Lega in salsa crotonese, si spende in ridicoli video dove cerca di spiegare cose come la “sostituzione etnica”; diversi comitati – alcuni reali, altri esistenti solo su Facebook – collaborano ad innalzare la montagna di merda alimentando il malevolo mito di Soros, e si lamenticchiano quotidianamente solo dei “bivacchi” e delle “elemosine”. Se si somma tutto questo alla propaganda di numerosi attivisti locali ed all’ampia discussione attorno al tema dell’immigrazione posta dall’informazione, sentirete il popolo urlare una sola verità: “Sono troppi”, “Non se ne può più”, “Bisogna fare qualcosa”.
La percezione è che lo straniero, peggio ancora l’immigrato (e peggio ancora il clandestino!) stia silenziosamente tramando contro di noi. Arriva qui, si stabilisce, prolifera e “si prende tutto quello che è nostro”. La percezione è che lo straniero sia incline al crimine, pericoloso, “senza nulla da perdere”, e dunque in un certo senso barbaro e senza morale, senza un’etica condivisibile (qualunque sia, poi, questa nostra etica). La percezione è quella del clima di tensione, reso insostenibile dall’enorme mole di parole che, quotidianamente, montano ed alimentano un sentimento opaco, torbido. Lo stesso che ci sta spingendo a lasciare a mollo, di volta in volta, centinaia di persone che necessitano solo di aiuto.
La discussione prende spesso una piega tossica. Per questo motivo, è bene chiarire, dati alla mano, quanti siano gli stranieri a Crotone, quanti i richiedenti asilo, quanti gli sbarchi… insomma, utilizzare saggiamente i dati messi a disposizione dall’Istat (e non le sciocchezze pubblicate su facebook) per mettere da parte “la percezione” ed ogni slogan, e tornare con i piedi per terra.
Italia, in generale
Partiamo con una panoramica tanto ovvia quanto necessaria: nel 2017 vivono sparse per Italia 60.483.973 di persone, e 5.144.440 risultano essere stranieri che vivono stabilmente nel paese. Ne risulta dunque che al 2017 l’8,5% della popolazione nazionale sia composta da stranieri, prevalentemente cittadini dell’est europa. Come conferma l’Istat, il rapporto è di uno straniero ogni mille italiani. Le regioni con il tasso più alto di stranieri sono quelle del Nord, mentre il centro-Sud vede i tassi più bassi ad esclusione di una sola regione, la Calabria.
Qualcuno potrebbe subito storcere il naso, e dire: “Ah vabbè, sono così pochi perché non si contano tutti gli irregolari!“. In realtà, gli irregolari sono stimati tra i 500.000 ed i 600.000 individui sparsi in tutta Italia. Il dato è sotto osservazione e studio da diversi anni, e la cifra più realistica è quella di circa 491.000 stranieri irregolari sul territorio Italiano.
Negli ultimi 10 anni la media delle persone sbarcate in Italia si attesta attorno alle 79.000 persone all’anno. Nel 2010, ad esempio, sono sbarcate appena 4.406 persone, mentre nel 2016 ne sono sbarcate 181.436, tant’è che ad oggi è l’anno con il maggior numero di sbarchi mai registrato. Oltre ogni slogan ed ogni frase fatta, quello della migrazione via mare è un fenomeno ben conosciuto e documentato, a tal punto che esiste un’intera area del portale dell’UNHCR dedicata proprio a raccogliere dati e statistiche.
Buona parte di queste persone arrivano dall’Africa centrale. Nel 2017, delle 119.310 persone sbarcate ben 34.712 si sono dichiarate di stati centrali ed interni dell’Africa. Il principale paese di partenza si conferma la Nigeria (18.153 arrivi nel 2017), seguito dalla Guinea (9.693 arrivi) e dalla Costa d’Avorio (9.504 arrivi). Chi arriva dal medio oriente, invece, passa generalmente dalla Grecia, seguendo l’altrettanto famosa rotta balcanica.
Il numero delle richieste di asilo è rimasto generalmente stabile negli anni, oscillando tra le 120.000 e le 130.000 richieste. Secondo i dati del Ministero dell’Interno, negli ultimi anni sono aumentate esponenzialmente le richieste di asilo da parte di cittadini Venezuelani e Georgiani. In numeri assoluti però, sono i Nigeriani ad aver inoltrato più richieste di asilo: 25.964 nel 2017. Non tutte le richieste vengono accettate, anzi è l’esatto opposto: sempre nel 2017, l’Italia ha rigettato il 58% delle richieste esaminate, ed ha riconosciuto lo status di rifugiato solo all’8% dei richiedenti.
Anche il numero di morti in mare è diminuito: si è passati dalle 4.578 vittime del 2016 alle 2.856 del 2017. La regione più soggetta agli sbarchi è la Sicilia, seguita dalla Calabria, ed i 10 porti più soggetti agli sbarchi si trovano tutti – per ovvi motivi – nel Sud Italia.
Crotone e la calabria
Sempre al 2017, la popolazione della Calabria è quantificata in 1.956.687 di individui, dei quali 102.824 sono stranieri. Appena il 5,2% del totale. Delle cinque province, quella con il maggior numero di stranieri residenti è Cosenza, con 33.410 persone, mentre quella con il minor numero è Vibo Valentia, con 7.623 persone. La provincia di Crotone è penultima, con 11.939 stranieri residenti: su un totale di 175.351 persone, gli stranieri rappresentano il 6,8% del totale.
Più nello specifico, la città di Crotone è abitata da 63.923 persone, e di queste 4.834 sono stranieri. Solo il 7.5% della popolazione cittadina è dunque composto da “stranieri”, principalmente cittadini romeni, pakistani e afghani. Dal 2008 al 2013, Crotone è stata tra le prime città italiane per aumento di cittadini stranieri (+94%), ed anche una di quelle dove è stato richiesto il più alto numero di permessi/asilo da parte di cittadini non comunitari (+65%). Aldilà delle percentuali, tenete sempre a mente che si tratta di poche migliaia di persone, e non di centinaia di migliaia di soggetti (come vorrebbe far credere qualcuno).
Fattore determinante è anche – ovviamente – la presenza del CARA di Sant’Anna. La struttura, in condizioni normali, ospita circa 1000 persone, e se non ci siete mai entrati esistono molte documetazioni e report che possono aiutarvi a comprendere come funziona. Non è possibile infatti trattenere tutte le persone sbarcate all’interno del CARA, che vengono “smistate” ed inviate in tutta Italia (prevalentemente in centri vicini allo sbarco, per poi essere ricollocati). La provincia di Crotone è anche dotata di un sistema SPRAR per la rete di accoglienza, capace di ospitare fino a 375 persone.
Tra i mille dati discutibili, alcuni sono curiosi e poco dibattuti. Ad esempio, circa il 54% degli immigrati residenti in Calabria è di religione Cristiana (nelle sue diverse forme), ed il loro lavoro costituisce il 10.5% del totale occupazione regionale.Tra le lingue più parlate spiccano il francese e l’inglese, e non è raro trovare alcuni soggetti che sanno parlare anche l’italiano.
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A questo punto, pare ovvio che dovremmo tutti fare una bella pernacchia a quei poveri fessi che parlano di “emergenza immigrazione”, di “sostituzione etnica” o di “invasione”. La realtà è tutt’altra, e chi si estranea dalla realtà finisce per vedere cose che non esistono. L’immigrazione non è un problema e non è una risorsa: è una fattore umano, quasi naturale, ed il nostro compito è quello di permettere il suo svolgimento al meglio.
La Calabria ha dalla sua parte diversi esempi virtuosi, come il modello Riace, che è riconosciuto globalmente, ma anche la semplice accoglienza cittadina che, nel corso degli anni, non è mai venuta a mancare. Tuttavia, non mancano i demeriti. Pesanti, come la tendopoli di San Ferdinando, o gli scenari rivoltosi di Rosarno e della chiana. La mano della criminalità gestisce e organizza l’immigrato, come ha messo in luce anche la recente operazione Jhonny, e ne trae profitti enormi.
A dimostrazione di questa tesi, ci sono i numeri. Numeri reali, concreti, macigni in una realtà opaca e comandata da istinti bassi e rozzi. Teneteli a mente, condivideteli, diffondeteli, ma sopratutto: controllateli voi stessi. Siate a conoscenza di quali sono quei fenomeni che avvengono attorno a voi, siate consci di cosa comportano e di che portata siano.
In poche parole: state con i piedi per terra.
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