Tra gli innumerevoli elementi caratteristici di Capo Colonna, ce n’é uno che affascina tutta una nicchia di amanti del mare: il faro. Innumerevoli sono le definizioni e le sfumature date ai fari di tutto il mondo, considerati come guardiani silenziosi, salvatori provvidenti, e addirittura come templi del mare. Un fascino irresistibile, che rimanda alla mente scene di violente tempeste invernali, onde insormontabili, e cupi scenari selvaggi e indomabili, intesi quasi come un giusto prezzo da pagare per poter usufuire dei lenti e lunghi periodi di quiete, di calma.
La presenza del faro, in fondo, è ben radicata nel crotonese: la sua luce “lampeggia” verso la città ogni 5 secondi, ed è diventato, a tutti gli effetti, un punto di riferimento visibile per tutti i cittadini, perfettamente riconoscibile da ogni spiaggia del “golfo cittadino”.
Vale la pena, allora, riscoprire la storia del nostro faro. Capo Colonna è un luogo che contiene innumerevoli storie da raccontare, e sebbene non si tratti di un reperto archeologico, il faro risulta essere ingiustamente scartato dall’interesse dei visitatori. Cerchiamo di metterci una pezza.
Nella seconda metà dell’800 le coste del meridione furono interessate da numerose opere di ammodernamento. Erano lontani oramai i timori di scorribande piratesche ed incursioni turche, e dopo secoli di timore i grandi centri costieri iniziarono a beneficiare di un sempre più frequente traffico navale. Oggi può sembrare una cosa da poco, ma in quegli anni la possibilità di far arrivare dei viveri – o dei beni di qualunque tipo – via mare era una rivoluzione: non bisognava più percorrere centinaia di chilometri su una mulattiera, impiegando settimane e settimane. Bastava “qualche giorno” di navigazione.
L’aumento di imbarcazioni, sempre più moderne, richiese un adeguamento da parte degli scarsi e poco utilizzati sistemi portuali dell’epoca. La costa Jonica, in alcuni casi, vide iniziare questo processo di rinnovamento già prima dell’Unità, mentre a Crotone questi “lavori” inizieranno solo successivamente grazie all’intuito di Carlo Turano. Prima di procedere però alla realizzazione dei nuovi porti, si procedette alla realizzazione di un sistema di illuminazione di tutto quel tratto di costa che dalla Puglia conduceva alla Sicilia: si costuirono dunque i fari.
Tra il 1863 ed il 1864 venne deciso di realizzare un faro nel punto più pericoloso della costa locale, ossia nei pressi del promontorio di Capo Colonna. Era li infatti che avvenivano numerosi naufragi, quando per l’incoscienza dei naviganti quando per il forte vento, che pare fosse solito spingere i marinai contro gli scogli. Venne dunque deciso di costruire un faro ben lontano dal porto, che si sarebbe dotato di illuminazioni minori.
Il progetto del faro venne ultimano nel 1865. Fù progettato interamente da certo Cesare Martin, ignoto progettista del quale purtroppo non sappiamo nulla. Quest’uomo progettò una struttura alta circa 20 metri, di forma ottagonale, dotata di due grandi vani utilizzati come abitazione.
Il progetto venne approvato lo stesso anno, ed i lavori iniziarono nel 1866. Inizialmente si ipotizzò la fine dei lavori nel 1871, ma oggi sappiamo per certo che il faro entrò in funzione a tutti gli effetti tra il 1872 ed il 1873. Per molti anni, il faro era a luce fissa, ossia “sempre acceso” e visibile da tutte le direzioni. Oggi invece è dotato di luce “intermittente”, visibile ogni 5 secondi. Prima di essere automatizzato, il faro era a “carica manuale”, ossia un’addetto dove letteralmente “girare una manovella” per non far spegnere la luce. Questa operazione andava fatta ogni 5/6 ore, e per questo fino alla metà del ‘900 i guardiani del faro erano almeno due.
Nel 1904 il faro venne delimitato, e successivamente divenne a tutti gli effetti di proprietà della Marina Militare. Purtroppo si tratta di un faro non visitabile, ed è un vero peccato: da li si gode di una vista unica, non solo sui resti archeologici ma su tutta la costa e la città.
Insomma, il faro di Capo Colonna illumina il nostro mare da oltre 140 anni, e dovrebbe essere considerato a tutti gli effetti come una sorta di “reperto”. Oggi la sua luce è visibile per ben 24 miglia nautiche, e continua ad illuminare le notti dei crotonesi e di quei pochi naviganti che circolano dalle nostre parti. Mai incluso nei bandi di rivalutazione o di compravendita da parte dello stato, potrebbe essere rivalutato e riconsiderato ben oltre il suo utilizzo di semplice faro.
Ma questa, come avrete capito, è un’altra storia.
Lascia un commento Annulla risposta