Taranto racchiude in poche decine di metri due bellezze archeologiche che, dalle nostre parti, distano qualche decina di chilometri. In Piazza Municipio infatti si possono ammirare il Castello Aragonese bagnato direttamente dal mare, e ben due colonne Doriche appartenute al Tempio di Poseidone. Insomma, non proprio come a Le Castella ed a Capo Colonna, ma quasi, con l’unica differenza che il tutto si trova, lo ripeto, in una piazza.
Taranto dista poche centinaia di chilometri da Crotone. Ha avuto una storia simile alla nostra, sia nell’antichità che nel corso del secolo breve. Tuttavia, ha risposto molto meglio all’esigenza di valorizzare i beni storici ed archeologici presenti in città. Seppur con le sue evidenti criticità, Taranto ha reso possibile quella che noi oggi chiamiamo “archeologia urbana”, ossia la possibilità di girare liberamente in città ed ammirare, oltre alle cose più moderne, anche le più antiche.
Un esempio è quello che vedete in foto: si tratta del “misterioso scavo” di via D’Acquino. Diverse le ipotesi in merito, che vanno da un comune muro perimetrale ad un canale ricoperto, da mura di abitazioni a muro difensivo… quel che è certo, è che tutti possiamo ammirare quei reperti, fruibili grazie al solo uso di un vetro. Nessun costoso intervento di tombatura, nessun rischioso intervento di copertura: solo delle lastre di vetro.
Certo, per realizzare questa bella soluzione hanno dovuto rinunciare ad alcuni posti auto in pieno centro. Ma è così terribile? Proviamo ad immaginare, per un attimo, una soluzione del genere anche in città, a Crotone: sono numerose infatti le aree più superficiali che si potrebbero portare alla luce con questo sistema, specialmente in centro. Il tutto, al solo “costo” di qualche posto auto.
O ancora, anziché chiedere improbabili operazioni nei pressi dello stadio, perché non pensare ad una cosa del genere? Un progetto che includa anche il vicino Parco Pitagora (ex Parco Pignera), e che permetta di rispolverare l’immenso patrimonio archeologico della nostra città? Potremmo vantare una mezza dozzina di aree archeologiche, all’interno del perimetro comunale, incentivando le visite culturali e storiche. Perché non farlo? Disponiamo anche dei musei, non approfittarne sarebbe sciocco.
A questo punto, è evidente l’abissale differenza nella gestione del patrimonio storico che si può respirare lungo tutto il Sud Italia. A fronte di alcune città lungimiranti, che pur con difficoltà riescono a fare qualcosa, ne troviamo a bizzeffe di impreparate, arrangiate, approssimative. Crotone, nel suo piccolo, inizia ad avere una buona consapevolezza del proprio patrimonio archeologico (e di quello del circondario), tuttavia è ancora paralizzata in una visione “classica” di archeologia e fruibilità, spesso ostacolata da un palese doppiopesismo espresso dalla stessa popolazione.
Sta a noi decidere se far parte dei comuni virtuosi o di quelli lazzaroni. Ed abbiamo talmente tante belle situazioni dal quale prendere spunto, alcune anche molto vicine.
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