Lo slogan usato dal Partito Democratico Nazionale per la raccolta fondi tramite il 2×1000 fa fede alle idee di rottamazione che hanno riconsacrato Matteo Renzi alla guida del più grande partito di centrosinistra del bel paese. Lo leggiamo ovunque, anche sul sito del PD Calabrese: “Quanto costa cambiare le cose? Meno che lasciarle così“.
Una bella frase, che però poco rappresenta la realtà delle cose. Specialmente in Calabria, dove il Partito Democratico soffre di una cronica e perdurante atarassia, cristallizzato in vecchie logiche, vecchi modus operandi (ricordate il caso Melillo?) e, sopratutto, vecchie personalità. Se alla base dell’idea del PD c’era proprio il distacco più totale dai vecchi approci dei partiti di sinistra (chiusi, inaccessibili, gestiti in maniera verticistica da una stretta cerchia di fedelissimi), purtroppo c’è da confermare il fatto che in Calabria – ma non solo – i cambiamenti arrivano sempre in ritardo. E spesso li si ignora ben volentieri.
Il caso del PD Crotonese è sicuramente emblematico. La parola giusta per definirlo è: inesistente. Ha una sede, paga delle bollette, ed è perfino possibile entrare e parlare con qualuno. E poi basta, niente, il nulla. Una classe dirigente decisamente “vecchia” (sia per usi che per costumi) si vede arroccata il diritto alla scanno, e chiusa tra quattro mura finge di contare ancora qualcosa. Non si espone, anzi preferisce proprio nascondersi: non esistono iniziative del PD di Crotone, di nessun tipo, né tantomeno comunicati stampa in merito alle questioni cittadine. I comunicati li hanno fatti solo ad urne chiuse, per togliersi qualche sassolino dalla scarpa (nonostante l’appoggio tradito al proprio stesso candidato). Tristi personalismi.
La logica è quella vecchia, clientelare, e a nulla valgono gli sforzi mossi (quali?) dai Giovani Democratici o dagli altri circoli che gravitano nel centrosinistra locale. Il giocattolo si è rotto, ed oramai si gioca tutti contro tutti: è una guerra, dove per vendetta ci si costruisce il proprio partitino. Idee politiche? Ideali? Quanto meno idee? Macché. L’importante è schierarsi contro, che qualcosa si cava. Le tematiche da affrontare, in una città come Crotone, non sono poi così tante, ma evidentemente è meglio produrre 20 comunicati stampa (leggasi attacchi ad personam) che un solo, unico, risultato concreto.
Insomma, lo spirito della sinistra è morto e sepolto, a Crotone. Troverete l’esaltato di turno che attacca adesivi con falce e martello, quello erudito con cui discutere di critica hegeliana e quello più pratico con cui parlare spicciolo. Ma a parte le chiacchiere, dal PD Crotonese e da tutti i piccoli partitini di centrosinistra, di sinistra e di “sinistra-sinistra”, non caverete nient’altro. Con buona pace della critica costruttiva, del “cambiare le cose”, e dello spendersi per una città migliore. Son solo belle parole.
A dimostrazione di ciò, c’è una triste riconferma. Il congresso cittadino del PD, al quale molte persone sinceramente vicine al partino avrebbero voluto partecipare anche solo per sfogarsi un attimo, era stato fissato per l’8 ed il 9 Luglio 2017, ma poco prima di quella data è stato rinviato ad Ottobre. Di motivazioni ne leggerete tante, ma questo congresso si doveva tenere già un anno fa, a seguito della sconfitta elettorale. Ma è stato via via rinviato, prima di qualche giorno poi di qualche mese, e ad oggi non si è ancora svolto.
Come per lo studente svogliato, non c’è bisogno di trovare scuse: non c’è volontà. Punto. Non c’è interesse ad avere una discussione cittadina, perché non c’è nulla di cui discutere. La popolazione vicina al PD, gli elettori, non vengono neppure degnati di quel sacrosanto momento di confronto. Salvo poi essere chiamati in ballo direttamente dai dirigenti, dagli arrivisti, dai “promotori della democrazia”, al momento del voto e della partecipazione. Non partecipano alle scelte del partito, perché vengono esclusi a priori dal partito stesso, che pensa solo ad “organizzarsi” per sopravvivere.
Non si salvano, comunque, gli altri ambienti “sinistroidi”. Piccole (spesso piccolissime) cerchie di amici e conoscenti, restie a far entrare estranei nel proprio gruppo, arroccate ancor di più sulla loro piccola, inesistente posizione. Dediti produttori di depliant, brochure e banner, si concentrano di più sull’attività comunicativa che su quella politica. Ne consegue dunque una mera rappresentanza territoriale di questo o quel partitello, e nessuna valida alternativa ad un pessimo PD.
Se dunque, come si dice da tempo, la destra crotonese non esiste più, c’è da constatare che anche la sinistra locale non è messa poi meglio. Morente per scelta, dedita alla chiusura ed alla torbidità, arroccata e irraggiungibile. Ovviamente, non parliamo di una situazione necessariamente inamovibile: anche a Crotone le cose possono cambiare, e si può tornare ad avere tutto un ambiente legato alla sinistra, che sia di governo o di opposizione. C’è però bisogno di mettersi il passato alle spalle, ed abbandonare questi costumi deviati che spesso la politica prende in prestito, finendo poi per non abbandonarli più. Altrimenti, dovremo dare eternamente ragione a Nanni Moretti.
Paradossalmente, il banner del 2×1000 non compare sulla pagina Facebook del PD crotonese (che, ovviamente, non ha un suo sito). A dare un consiglio, direi di riformulare il concetto: “Quanto costa cambiare? Meglio lasciare tutto così“.
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