Ho appreso solo oggi della morte di Elio Diogene. Un lutto pesante, segnato da una malattia che andava avanti da tempo, che ci si aspettava da almeno tre anni.

Elio è stato uno dei più grandi giornalisti locali. Attivo da sempre nel racconto e nella critica di quella che era la città di Crotone. Sempre attento ai fatti più torbidi, senza mai paura di avanzare accuse. Non c’è da stupirsi dunque dei soprannomi che si è guadagnato nel tempo, come “leone” o “guerriero”. Diffide e denunce non hanno mai fermato il suo operato, che è andato avanti ininterrottamente fino ad oggi, tra mille problemi.

Quella piccola grande cosa che ha creato, TeleDiogene, è un esempio di televisione locale, dove con locale si intende volutamente solo l’area del Crotonese (e spesso solo l’area di Crotone città). Nessuna emittente nostrana è così capillare come TeleDiogene, che ancora oggi, nel suo piccolo, è capace di raccontare storie di quotidianità. Un’emittente attenta ai cittadini, ai loro problemi, aperta a tutti: basta una citofonata e ti ritrovi nel loro salottino, a parlare di ciò che vuoi.

E tra inchieste, memorie storiche e battaglie, usciva sempre il tempo di parlare dei ricordi di una vita, dai viaggi in Germania alle belle ragazze del nord, dalle mangiate in Sila alle sagre più belle del circondario, il tutto accompagnato sempre da qualcosa da bere. Spesso, una gassosa, bevuta al volo di nascosto. Il lato semplice e umano di una persona.

Un lutto pesante, perché è sparita una figura unica, ineguagliabile da nessun altro giornalista o cronista locale. E sebbene molti ne tesseranno le lodi, in pochi avranno preso realmente esempio da lui. Perché é questo l’insegnamento più grande di Elio: essere e restare liberi e indipendenti.

A qualunque costo.

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