In questi giorni sta montando un’incredibile polemica sulle parole del Ministro delle Finanze Europeo, Jeroen Dijsselbloem, uno di quei nomi che probabilmente nessuno di noi aveva mai sentito prima di oggi, tanto da risultare difficile anche alla pronuncia. Quest’uomo è finito sotto i riflettori della stampa internazionale, specialmente di alcuni paesi (tra cui l’Italia) per una sua dichiarazione apparsa su un quotidiano tedesco:
Durante la crisi dell’euro i Paesi del Nord hanno dimostrato solidarietà con i Paesi più colpiti. Come socialdemocratico do molta importanza alla solidarietà, ma hai anche degli obblighi, non puoi spendere tutti i soldi per alcol e donne e poi chiedere aiuto.
Tralasciando la frecciatina, che dovrebbe ricordarci come alcuni problemi di convivenza tra i paesi membri dell’Europa siano vivi e vegeti, la dichiarazione di quest’uomo è chiara e lineare: chi è causa del suo mal, pianga se stesso.
In modo un po’ forzoso, è stata fatta passare l’idea che “i paesi del sud spendano tutto a donne ed alcool”, quando invece il paragone vuole dire tutt’altro. E’ un ragionamento che faremmo tutti, nel prestare del denaro a qualcuno: se un amico vi chiede dei soldi per pagarsi le bollette, e poi scoprite che li ha spesi per fare una festa o al videopoker, probabilmente direste le stesse identiche cose. Figurarsi poi dopo più episodi dello stesso genere.
Eppure, siamo caduti tutti dal pero. Indistintamente, tutti i partiti nostrani si sono schierati contro il “burocrate discriminatore”, reo di aver detto una semplice verità, palesata anche dalle numerose sanzioni che l’Italia riceve, di anno in anno, per i mancati adeguamenti agli standard europei. Ancora oggi, nel 2017, nonostante i fior di miliardi spesi nel bel paese.
E’ brutto quando qualcuno ti accusa di non fare abbastanza, o di non sfruttare al meglio le tue risorse, o di aver investito in malo modo tempo e risorse. La saccenza non piace a nessuno. Ma è ancora più brutto quando si perpetrano tutti questi errori, queste mancanze, questi inadempimenti, per anni e anni, senza mai raggiungere l’obiettivo.
Il problema non è la parola detta, ma la realtà espressa.
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