Il complesso (foto via Italia Nostra)

Il 25 ed il 26 Marzo si svolgeranno, per il 25° anno consecutivo, le Giornate FAI di Primavera, che ci permetteranno di visitare alcuni luoghi solitamente chiusi al pubblico, spesso poco considerati o che necessitano di interventi.

Negli ultimi quattro anni anche Crotone ha messo in mostra alcune su bellezze, grazie al lavoro del comitato locale: Palazzo Giunti nel 2014 (ne parlai qui), il Castello di Carlo V nel 2015 ed il Liceo Classico nel 2016. Quest’anno però si fà un salto di qualità, e in occasione delle visite guidate sarà possibile accedere all’ex Convento dei Cappuccini, sito tra i quartieri di Marinella e Sant’Antonio.

Sarà una visita dall’esterno, data la fatiscenza dello stabile che giace in stato di abbandono da secoli. La struttura infatti, nonostante si trovi quasi nell’odierno centro cittadino, non ha mai subito interventi di riqualificazione o di ammodernamento, e versa in un pesante stato di degrado. Poco considerato e conosciuto dalla popolazione, per i più e solo “un rudere in mezzo ad altri ruderi”, senza storia ne memoria.

Ma non è così. Ed in vista della prossima visita di Sabato e Domenica, è bene rispolverare un paio di cosette.

Noto come “convento dei cappuccini”, tanto da aver dato il nome ad una vicina strada, il complesso monastico aveva un nome un po’ più lungo: Convento dei Cappuccini di Santa Maria degli Angeli con chiesa di Santa Maria di Portosalvo. Se oggi possiamo vantarci almeno una quarantina di luoghi di culto, una volta non era poi così diverso: esistevano infatti almeno una dozzina di chiese che oggi sono andate perse o distrutte, o che rimangono in piedi nell’indifferenza generale.

La decisione di costruire un nuovo convento (all’epoca in città vi erano già altri cinque conventi maschili) venne presa nel 1579, quando il terreno dove oggi sorge il rudere venne donato con questa precisa indicazione. La costruzione partì solo nel 1612, quando vennero stanziati i primi fondi per la costruzione. I lavori durarono almeno cinque anni, e permisero di relizzare il complesso che oggi vediamo sommariamente solo dall’esterno, ma che è composto da una chiesa, i dormitori, la mensa, il chiostro ed un pozzo, ai quali vanno poi aggiunti l’orto coltivato dai frati, il giardino ed il piccolo cimitero.

Complessivamente, l’area occupa circa 9.000 mq, ed in quel periodo si affacciava direttamente sulla vecchia linea di costa. Il convento si trovava in una zona all’epoca disabitata, ma in via di espensione. Proprio in quel periodo l’area della marinella venne interessata dalla costruzione di numerosi magazzini, usati principalmente per la conservazione del grano in modo da sostituire i vecchi pozzi ipogei. Da li passava la vecchia “strada del ponte” (di cui aluni resti sono ancora oggi visibili) diretta verso l’Esaro, unica via di collegamento verso nord.

Il convento però ebbe vita breve. A seguito del forte terremoto del 1783 subì numerosi danni, e venne abbandonato sia dai frati che dalla popolazione. La struttura divenne inagibile, ed i costi di recupero non potevano essere sostenuti né dai frati (che vivevano di elemosine) né dalle amministrazioni locali, impegnate con una vasta ricostruzione. Si scelse dunque di abbandonare l’intero complesso, e successivamente il terreno venne venduto.

Da allora sono passati 234 anni, e la struttura versa nelle stesse identiche condizioni. Aggravato dal degrado e dall’incuria, il convento ha subito diversi danni nel corso degli anni (numerosi buchi nei muri, il tetto che rischia di crollare, alcune strutture esterne vandalizzate), rimanendo alla mercé di vandali, tossici, prostitute e anche di un simpatico allevatore che portava i propri animali (principalmente cavalli) a brucare l’erba.

Nei primi anni del duemila qualcosa però sembrò cambiare. E’ del 2002 infatti il primo progetto di recupero del complesso, aggiudicato con gara pubblica per un totale di 927.040,13€. Intervento che non verrà mai realizzato (riguarderà solo la piazza antistante il convento), ma che si concluderà con l’acquisto del terreno da parte del Comune nel 2004. La struttura è tornata alla ribalta tra il 2014 ed il 2015, quando sono trapelate delle preoccupanti indiscrezioni riguardo ad una possibile demolizione.

Nulla di ufficiale, ma a quanto pare esisterebbe un progetto di riqualificazione urbana che prevede di inglobare (o peggio ancora distruggere) il convento in una nuova costruzione residenziale. Inutile dire che tutte le associazioni locali si sono scagliate contro questa indiscrezione, e che ad oggi il tutto sembra fermo e destinato a rimanere così com’è. Io stesso, qualche anno fà, avevo proposto di utilizzare quella struttura (adeguatamente ristrutturata) come nuova sede della biblioteca comunale.

In queste condizioni, il vecchio convento dei cappuccini è giunto fino ai giorni nostri. Probabilmente, è un perfetto emblema della nostra noncuranza verso i beni storici, e dell’incapacità delle varie amministrazioni di dar valore ad un “rudere comune”, così come può essere una vecchia bottega, un’abitazione o un convento.

Non avete scuse, questo fine settimana. Ci si vede li.

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