Una mela al giorno toglie il medico di torno. Un vecchio adagio che conosciamo tutti, dedicato ad un frutto antichissimo che sorprendentemente è riuscito a resistere al passare dei secoli, e che è diventato uno dei più comuni sulle nostre tavole.
La storia della mela e del suo albero, il melo, si perde nell’origine dei tempi. Apparentemente originario dell’Asia centrale, ci sono tracce di questo albero da frutto risalenti addirittura al neolitico. L’alta produttività di frutti e la buona resistenza della pianta ne hanno permesso una rapida diffusione in tutta l’eurasia, ad ogni longitudine e latitudine.
Ma la mela non è un frutto universale, e non si divide solo in base al colore della sua buccia. Non esistono solo le mele rosse, gialle o verdi, ma ben oltre 7000 varietà. Le più conosciute sono generalmente quelle “da supermercato”, come la Pink Lady, la Stark, la Fuji o la Golden, più comunemente suddivise tra mele “croccanti” e non. Ma ne esistono anche molte altre.
Un tipo di mela che si coltiva solo nel Sud Italia, ad esempio, è l’Annùrco. Originario della Campania, precisamente dal comprensorio di Pozzuoli, questo tipo di mela esiste da circa due millenni, tanto da essere addirittura raffigurata in alcuni dipinti ancora oggi visibili a Pompei. Dalla Campania, la coltivazione si è diffusa in Puglia, Basilicata e Calabria, dove ancora oggi resistono alcuni frutteti.
Il frutto si divide a sua volta in due varietà: la sargente, di colore giallo-verde e dal sapore più acido, e la caporale, da colore rossastro e dal sapore più dolce. Ovviamente, la seconda varietà è quella più diffusa. Nel 2006 il frutto ha ottenuto la classificazione IGP, ma ad oggi, al di fuori della Campania, è molto poco conosciuto.
Se state pensando che stia parlando della mela selvatica, vi sbagliate. Annùrco e Pòmo sono due frutti diversi! Mentre il pòmo è una varietà di mela selvatica che ritroviamo lungo tutta Italia (ce ne sono diverse infatti, ma questa è una delle poche buone da mangiare), l’annùrco viene appositamente coltivato da frutteto, e prevede le sue fasi di raccolta e arrossamento. Viene detto “melo antico”, anche se ovviamente non è il più vecchio in circolazione.
In Calabria, dove viene spesso chiamato annùrzo, è coltivato principalmente nell’alto Cosentino, anche se si registrano coltivazioni piuttosto moderate in tutta la regione. E’ difficile da trovare in commercio, anche perché a differenza della mela (che ormai è destagionalizzata, quindi viene prodotta nel corso di tutto l’anno) le coltivazioni locali seguono i ritmi stagionali: questo vuol dire che il frutto matura (generalmente) a marzo e a settembre.
Il prezzo di vendita è piuttosto basso (intorno ad 1€/kg), inferiore a quello delle mele “comuni” anche per via del fatto che viene oramai associato ad un uso secondario: non viene comprato quindi per essere mangiato così com’è, ma per essere utilizzato per farci liquori, dolci e puree. La polpa del frutto non è croccante ma molto morbida e semolosa, e si baca con molta facilità. Il frutto, inoltre, è di piccole dimensioni.
Così come il piretto, anche l’annùrco è un frutto decisamente comune ma poco conosciuto. Sempre meno persone infatti sono a conoscenza di questa varietà di mela tipicamente nostrana, che nonstante il riconoscimento e la coltivazione diffusa non riesce a trovare lo spazio che merita sulle nostre tavole, sorpassato dalle varietà “cugine” più famose.
Se vi capita di intravederlo, specialmente al mercato, non abbiate paura di provarlo.
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