Le pagine del Quotidiano del Sud si rivelano, ancora una volta, un po’ più attente rispetto alle diverse redazioni locali. Prima sul cartaceo, e poi anche con un mezzo resoconto online, si parla del presunto sostegno di alcune famiglie di mafia all’elezione di Flora Sculco in Consiglio Regionale, unica eletta nel Crotonese. Ai giornali locali la notizia è sfuggita (tranne ad uno), un po’ come la storia del subentro di Pucci.
In pratica, la famiglia Marrazzo, operante in quel di Belvedere Spinello, avrebbe apertamente sostenuto l’elezione della figlia del ben noto Enzo Sculco, con una motivazione tutt’altro che inconcepibile: “votiamo pagnotta”, cioè chi ci fa mangiare. Testuali parole, pronunciate da un’esponente del clan e “catturate” nel corso di un’intercettazione.
Il progetto politico degli Sculco è tutt’altro che concluso: dopo l’estromissione di Enzo Sculco dalla vita politica, la bella Flora ha preso le redini dell’importante bacino elettorale del padre, in tre fasi separate. Nel 2014 si è garantita l’ingresso alla Regione con il gruppo Calabria in Rete, recentemente finito nella lista dei “furbetti” in quanto gruppo consiliare composto da una sola persona. Nel 2016 è stato il turno del capoluogo, dove ha partecipato con la lista Crotone in Rete, a sostegno dell’attuale sindaco Ugo Pugliese. E nei primi giorni del 2017 è stato il turno dell’intera Provincia, con l’elezione di Nicodemo Parrìlla della lista Provincia in Rete.
Tralasciando il preciso disegno realizzato anche (o sopratutto) con il benestare dell’uscente classe dem, c’è da dire che quella parole ripetuta in tutti i contesti, “in rete”, assume degli aspetti sinistri: non è una rete accessibile a tutti, ma è la loro rete. Questa non è una rapida ascesa politica, bensì il consolidamento dell’elettorato degli Sculco, da sempre numeroso e coeso al momento del voto. Elettorato che non può prescindere da alcune presenze scomode, che finché non vengono intercettate (quasi per caso) restano ignote anche se tutti ne siamo a conoscenza.
Non c’è da stupirsi, insomma, del legame con la criminalità, vero o presunto che sia. In Calabria le famiglie spostano migliaia di voti, e non serve poi molto per farsele amiche: basta essere vecchi conoscenti, pagare o garantire dei lavori (meglio ancora se pubblici). Perché da che mondo è mondo, tutti votano per chi è grado di portargli “la pagnotta”. E la storia politica di Crotone è piena di esempi del genere.
Stupirsi per queste “rivelazioni” vuol dire non aver ben compreso come funzionano le cose, quaggiù. Questa purtroppo è normale amministrazione, ed è ovvio che ci sia stato un supporto, diretto o indiretto, verso Flora Sculco. Un supporto a 360°, fornito dagli “amici degli amici” a tutte le formazioni politiche ideate dalla Sculco e scese in campo, e garantito anche da molti ex-avversari, appartenenti quando al centrosinistra quando al centrodestra.
Perché, come è stato ben riassunto, l’appartenenza politica conta poco. Conta chi ti fa mangiare.
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