"Mah.. io lo facevo meglio e costava di meno"
Cchì ‘mbròmu

La percezione e la personalità delle opere d’arte si discutono da secoli, se non da millenni. Ogni periodo storico ha il suo “stile”, il suo tipo di arte principale, eppure le critiche sul “bello”, sul “brutto”, sul “gusto”, si susseguono ininterrotte. Continuano ancora oggi, sopratutto nelle arti visive: moderna, contemporanea, futurista, estemporanea, concettuale, da decenni si trovano “sotto attacco” per via delle numerose critiche mosse da esperti e non. Tant’è che anche noi, sicuramente, avremo pensato almeno una volta “questo potevo farlo anche io”.

E’ normale, e sotto un certo aspetto è anche giusto: l’arte deve rispondere anche a degli stimoli personali. Alcuni sono più elementari, facili da distinguere e accessibili a tutti, altri invece vanno ricercati, studiati, capiti. Due piani diversi, certo, ma inscindibili per via della loro base comune, ossia il concetto di arte stesso.

A Crotone la discussione sull’arte in generale è, probabilmente, un passo avanti. Sono state abolite le etichette, e tutto ciò che si espone è brutto. A prescindere, con particolare avversione per le opere d’arte pubbliche. Un brutalismo dilagante, che si dimostra anche con lo scarsissimo interesse nella vita pubblica ad eventi artistici, che si tratti di dipinti come di sculture, di stone balancing o di canto (e perchè no, anche di scrittura).

L’ultimo caso riguarda il Milone esposto all’ingresso dell’omonimo palazzetto, copia identica della scultura custodita al Louvre di Parigi. Le critiche sono molte, e vanno dal costo (200.000€, si dice) alle modalità di realizzazione, dal materiale dell’opera (semplificata come “plastica”) fino alla riproduzione stessa, che a detta di molti “è brutta”.

Ma è solo l’ultimo di una lunga serie: qualche mese fà, una serie di critiche riguardarono anche l’opera dedicata a Pitagora esposta nell’omonima piazza, definita “brutta”. Stessa sorte è toccata per anni alle poco note (e poco valorizzate) opere d’arte del Museo del Mare e dei Miti, istituzione locale ampiamente sconosciuta ai più. Quante volte, andando verso Capo Colonna, vi siete chiesti cos’è quel muro con la panchina, o quell’uomo di terracotta? E chi si ricorda le ormai perdute critiche mosse anche alle installazioni di Parco Pitagora? Anche quelle opere, tutt’oggi abbandonate all’interno del parco, furono molto criticate sopratutto dalla popolazione, e non passano inosservate ai turisti.

Potrei continuare con le numerose accuse mosse anche ad altre opere (come quelle di Piazza Delphi), ma potremmo spostarci sul settore urbanistico. Anche in questo caso, ogni nuova opera urbana è brutta. Sempre. E’ così per il nuovo tratto di lungomare, per il nuovo piazzale del Cimitero, per il tratto di lungomare “aggiustato”, per i nuovi marciapiedi del centro, per la nuova strada, per come fanno i palazzi e per come addobbano il comune. E’ tutto brutto.

In genere, queste lamentele ce le si aspetta da gente più avanti con l’età, ma da noi c’è una precocità non indifferente. Non ci si pensa neanche: è brutto, o è fatto male. Un disprezzo sconfortante, e nella maggior parte dei casi ingiustificato. E sopratutto, un disprezzo che cambia in base alla posizione geografica.

Eppure, Crotone è stata una città d’arte. Pittori sopratutto, ma anche musicisti, scrittori, registi, cantanti. Spesso c’è ne vantiamo, con gli amici, all’estero: io vengo dalla città di Tizio, Caio abitava vicino i miei nonni, ecc. Eppure siamo focalizzati li. Come se l’arte fosse solo il passato. Le opere pubbliche? Meglio come le facevano una volta. I dipinti? Meglio l’arte classica. E non ci rendiamo conto che nel frattempo il mondo si evolve, e noi ci evolviamo con esso. Non restiamo fermi, ma scopriamo nuove forme d’arte, di pragmatismo, di semplificazione.

Negli anni del boom, i pittori locali dipingevano con gli stili più all’avanguardia, e si avvicinavano molto più facilmente alle nuove tecniche. E’ paradossale pensare che col passare del tempo stiamo “tornando indietro”, nel senso che non riusciamo ad apprezzare (o non vogliamo) quasi nessuno sforzo artistico, anche qualora questo si avvicini ai trend del momento.

Questi nuovi traguardi non devono essere la scusa per appioppare ad ogni cosa il titolo di “opera d’arte”, ma non possiamo neanche chiuderci nei canoni classici e pretendere che tutto li rispecchi e li conformi. Crotone è una città che necessita profondamente di cultura, non solo quella dei libri scolastici (spesso antidiluviani), ma anche quella nuova, immediata, attuale, contemporanea, moderna.

Anche questo, in fondo, è un modo per portarsi al passo con i tempi.

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