In prima pagina, oggi

Oggi il neo Sindaco Pugliese ha scritto al Ministro delle Infrastrutture, Graziano Delrio, chiedendo tutta una serie di chiarimenti sullo scalo di Sant’Anna. Sopratutto, ha chiesto dei chiarimenti riguardo le tasse municipali, quell’aumento di 2€ a passeggero che ha “costretto” il colosso delle low-cost ad annunciare la sospensione di tutte le tratte da/per Crotone, ma anche di diverse tratte ad Alghero e Pescara. Ne avevo già parlato, di questa rappresaglia tipica di Ryanair, atteggiamente che sta tirando fuori anche in questi giorni. Tuttavia, ad oggi, nonostante diverse promesse, non sappiamo ancora se queste tasse rimarranno o meno, ed il tempo stringe.

Sempre questa mattina, Il Crotonese titolava in prima pagina: “Sant’Anna prossimo alla chiusura“. La vecchia società Aeroporto Sant’Anna S.p.A. fallì il 16 Aprile 2015, e da allora lo scalo ha ricevuto ingenti quantitavi di denaro per rimanere in attività (presi dalle Royalties dell’estrazione del metano), vedendo arrivare anche la nuova società, la Sagas. I contenziosi però sono rimasti, e dopo oltre 14 mesi non si hanno ancora nè il gestore aeroportuale alternativo nè il pagamento ai creditori. Nulla si è mosso insomma, e diventa più improbabile che il tribunale conceda una nuova proroga all’esercizio dello scalo. Anche ammesso di riuscire a raccimolare nuovamente 2 milioni per mantenere aperto lo scalo per altri 6 mesi (facendogli accumulare ulteriori debiti).

In tutto ciò, anche l’ENAV non ha pubblicato i nuovi bandi per lo scalo, cosa che di certo non ci rende più tranquilli. Eppure, tutti danno colpe all’aumento della tassa, di (ricordiamolo) 2€. Anziché essere critici nei confronti della società Irlandese (che scappa pur di non pagare), o nei confronti della gestione di questo benedetto scalo aeroportuale (che crea un buco sempre più grande, giorno dopo giorno), si preferisce andare contro il governo. Tanto è facile. Un po’ per comodità, un po’ per ignoranza.

Tanto vale affrontare la realtà: l’Aeroporto Sant’Anna, come ho detto più e più volte, non è in grado di mantenersi. I suoi costi superano di gran lunga i guadagni, dati gli scarsi ricavi che si possono fare dalla compagnia aerea più low-cost del mondo, che, appunto per mantenersi low-cost, taglia su tutto, partendo proprio dai soldi da dare ai vari scali e ai lavoratori. L’accanimento terapeutico che si fa su questa struttura si può leggere solo in un modo: speculazione. E sul bisogno di una parte di mondo di essere “connessa” al resto del pianeta, qualcuno ci lucra, mentre all’aeroporto restano debiti milionari. E i creditori restano all’asciutto. Un grande aiuto, proprio quello di cui abbiamo bisogno.

Magari la proroga fino alla fine del 2016 arriverà. E magari Ryanair potrà riportare i suoi Boeing 737 anche sulla nostra pista. Ma tutto ciò non porrà fine alla voragine di denaro che questo scalo sta provocando. Non porrà fine ad un problema che esiste da quando esiste lo scalo: serve davvero?

E sopratutto, “lo scalo” sta diventando un modo per aggirare il problema: mentre tutti ci mettono la faccia e lottano per una giusta causa, ossia tutelare una popolazione dall’isolamento, nessuno pensa a mettere in discussione lo scalo stesso.

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