Da ieri sta impazzando un piccolo caso cittadino. Il Marrelli Hospital è vicino all’inaugurazione (prevista per lo stesso giorno delle votazioni, il 5 Giugno), e per festeggiare l’evento sta allestendo una grande tensostruttura, ossia una sorta di “grande gazzebo” molto più stabile e resistente.
Fin qui tutto bene, nulla di male nel fare una bella festa di inaugurazione per una struttura tanto attesa. I problemi risiedono altrove. I 5 Stelle locali parlano di “mancanza di autorizzazione comunale”, ma non è corretto: il Comune infatti ha dato l’autorizzazione all’uso della pista di atletica leggera, manca però l’autorrizazione della commissione di sicurezza a costruire fisicamente la struttura. La commissione dovrebbe riunirsi Venerdì, e solo allora decidere se far iniziare o meno i lavori. Eppure, oggi la struttura è già quasi ultimata.
Essendo ancorata al terreno, e non essendo un comune tendone da supermercato, è da considerarsi come una sorta di edificio temporaneo, al pari della “Fiera del Libro” che si piazza annualmente sul Comune/Lungomare, o dei Burattini Ferraiolo, o dei palchetti per le esibizioni. Non si può spostare, va smontato. Essendo dunque grossomodo al pari di un edificio, vanno previste e rispettate norme di sicurezza più stringenti, che prevedono vie di fuga, uscite di sicurezza, sufficenti spazi ecc. ecc.
Ma… lungi da me il voler giustificare Marrelli il Megalomane (come viene usualmente chiamato in giro), è una pratica assai diffusa quella di iniziare i lavori una volta ottenuto il via libera del Comune. L’autorizzazione della commissione certe volte è solo una formalità, sopratutto in un caso come questo, dove la struttura è piantata nel mezzo di una pista di atletica leggera, che per necessità di cose garantisce grandi spazi di fuga e di raccolta.
Dove risiede allora il problema?
Qualcuno pensa che stia nel fatto che la pista è stata danneggiata. Le struttura infatti è ancorata al terreno con dei tiranti, un po’ come le tende da campeggio. Questi sono stati conficcati direttamente sulla pista di atletica leggera, che, oltre ad essere stata forata in più punti, sarà anche inutilizzabile per diversi giorni. Tuttavia, il compromesso è quello di un “piccolo” disservizio in cambio di una nuova pista. Sembrerebbe infatti che sia stata promessa un’ammodernamento di tutto il tracciato una volta finita l’inaugurazione, anche se c’è chi dice che verranno solo tappati i buchi. Fatto sta che la pista è di proprietà comunale, e poco possono i gestori dell’impianto.
Qualcun’altro dice che stia nella mancanza di rispetto delle tempistiche, ma, come già detto, dovremmo aprire un capitolo a parte per vedere effettivamente quanti lavori inizino senza aspettare l’autorizzazione della commissione sulla sicurezza. Questa non vuole essere una giustificazione, ma una semplice presa di coscienza: molti eventi iniziano e finiscono senza aver ricevuto l’autorizzazione, sopratutto nelle serate estive (o di recente, con la promozione della squadra).
Per me, invece, il problema sta proprio nella “megalomania” dell’imprenditore. Il problema è l’opulenza. Una sistematica e continua messa in mostra del proprio benessere, della propria agiatezza, del lusso. Perché la serata inaugurale non è stata svolta, ad esempio, nel non troppo lontano PalaMilone? O nel più vicino impianto sportivo al coperto? O in uno dei tanti centri realizzati dal Gruppo Marrelli? Perché voleva la tensostruttura particolare, realizzata su misura. E non andava bene realizzarla magari nel Parco Pitagora, o in un parcheggio qualunque (compreso quello adiacente alla struttura), no, bisognava farlo di fronte, per potersi gustare i giochi di luci.
Magari esageriamo. Magari è semplicemente più logico usare la pista di atletica che non il parcheggio (che poi vai a sentirli i residenti che devono spostare la macchina) o che prendere in affitto una struttura sportiva (che chissà quanto costerà …). Ma ancora: non era più semplice piazzare la struttura nel mezzo della pista? Nel centro, dove c’è la terra battuta, in modo da non danneggiare il tracciato? E, se proprio sul tracciato, non si poteva far rientrare nell’area di allenamento, subito dietro la porta (circa 1260 m2), senza farla sforare palesemente sul tracciato?
I quesiti sono tanti. L’idea è quella di un lavoro fatto in fretta, velocemente, nella più totale sicurezza di essere coperti. E’ un gioco dove sia l’imprenditore sia il comune hanno un ruolo non indifferente, e che rispecchia il classico pressappochismo locale quando si parla di norme e regole.
Un peso e due misure: una per noi comuni cittadini, l’altra per gli amici.
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