Abbiamo i candidati, ed abbiamo anche i programmi elettorali (finalmente). Tutti molto simili, con moltissimi punti in comune, ricchi di idee, proposte, previsioni e così via. L’unica candidata ad esporsi un po’ più degli altri è stata la Barbieri, che oltre a presentare il suo programma in 10 punti (un mantra che ha accomunato la maggior parte dei candidati) ha allegato anche delle schede illustrative, con diversi “progetti” di opere pubbliche da realizzare.
Le opere pubbliche sono un tema caldo di ogni città, e rappresentano un elemento strategico un po’ ovunque, da sempre. Attualmente a Crotone le nuove importanti infrastrutture saranno il prolungamento del lungomare (prima fino a San Leonardo, poi fino all’Irto), l’ammodernamento del Porto, il “nuovo” Teatro Comunale, il riassetto di Via Generale Tellini, il prolungamento di Via Peppino Impastato (Strada del Parco) con conseguenti nuove sacche edilizie, la Strada del Mare e l’ampliamento del Cimitero. La Barbieri mette ulteriore carne sul fuoco, presentando diverse mappe per i progetti che verranno, contenenti i nuovi auspicati asset cittadini e molte opere decisamente ambiziose.
Il dubbio ora è lecito: non è che alcune opere sono troppo ambiziose per essere vere? Abituati ad anni di progetti civetta, è preoccupante vedere alcune tipologie di opere, come le strade interrate, di dubbia utilità reale per la città. Non è che la candidata che và contro il libro dei sogni, alla fine, ci è cascata anche lei?
Nelle 32 pagine della brochure, ci sono 10 idee per ripensare il futuro di Crotone. Molto interessanti e di sicuro coinvolgimento, sopratutto per l’attenzione a certi fattori che rendono più vivibili le città medio-piccole. Tuttavia, alcuni punti risultano oscuri per i non addetti ai lavori, e di difficile comprensione, come lo spostamento del polo scolastico o di quello ospedaliero.
Partiamo subito dal progetto dedicato a Parco Pitagora, segnalato ancora come Parco Pignera, la prima scheda illustrata.
La predominanza del verde ci fa capire che tutte le aree incolte intorno al colle verranno rese un parco, fruibile in modo migliore dalla popolazione. E’ prevista la creazione di nuovi campetti sportivi nel lato attualmente incolto (in basso a sinistra), di nuovi accessi al parco, di nuovi percorsi un po’ ovunque, e sopratutto non c’è nessun gladio segnalato.
L’unico grande non senso della scheda è l’eliminazione di Piazzale Stadio, che vede al suo posto uno spazio verde. Non proprio una grande idea, vista anche la promozione in Serie A della squadra. Un grande parcheggio sarà necessario, e forse quel piazzale neanche basterà. Eliminarlo in favore di uno spazio verde, visti tutti i posti dove questi si possono ricreare, non ha evidentemente molto senso.
Per il resto, questa è un’opera fattibile e neanche troppo onerosa. Confermerebbe il primato di Parco Pitagora come più grande parco cittadino, espandendolo per tutta la sua “naturale” area. Buona l’idea del parco dello sport, che potrebbe essere intesa anche come parco polifunzionale (in mente ho il Parco Magna Grecia di Ardore).
A seguire, abbiamo il concetto di “Cimitero – Parco“. Com’é facilmente intuibile dal nome, l’idea è quella di migliorare l’attuale cimitero storico e di creare una serie di aree verdi attorno, specialmente dietro il complesso.
Già qui iniziano i primi seri dubbi. Anzitutto, per la volontà di estendere il cimitero (quindi l’area di sepoltura) “fino alla sommità” del calanco. Come disegnato, una sola area può essere verosimilmente estesa fino in cima, dato che l’inclinazione del colle lo permette (e lo permetterà ancora di più dopo tutta una serie di lavori), mentre le restanti aree resteranno tutte al di sotto dei 50 metri sul livello del mare. Se non siete passati dal nuovo-nuovo cimitero, vi farà comodo sapere che una parte dei lavori sono già iniziati, come si evince dalle foto satellitari, e sono stati già completati in parte.
Bene per il verde, che non fa mai male, anche se c’é lo spettro di tutta una serie di terrazzamenti brulli e non curati, come di solito accade in città. Un dettaglio inquietante e fuori luogo è quella rotatoria in basso a destra, che verosimilmente si trova all’altezza della Polizia Municipale. Si creerebbe un nuovo collegamento stradale per raggiungere un’area parcheggio, ed una nuova rotatoria a pochi metri dallo svincolo sul lungomare.
Passiamo ora dal centro cittadino, per dare uno sguardo al progetto di mobilità alternativa per collegare il centro con il porto. Premesso che raggiungere il porto dal centro non è affatto difficile, e che lo si può fare anche passando dal centro storico (che venne ammodernato anche a questo scopo), la proposta è quella di creare un “nuovo” percorso, installando due particolari attrezzature, un ascensore panoramico (si può ipotizzare quindi fatto in vetro, trasparente) ed una risalita meccanica (molto probabilmente una scala mobile).
Anche qui i dubbi sono tanti. Per prima cosa, serve davvero un’ascensore per collegare Orto Tellini (detto anche Giardino Margherita) e Giardino Gallucci? E’ una domanda da porsi, dato che i due punti, per quanto uno sopra l’altro, distano circa 400 metri di passeggiata. Passeggiata che tra l’altro permetterebbe di passare nel centro cittadino, anziché uscire sul retro dell’Immacolata. Apprezzabilissima l’idea dell’orto botanico, un’ottima rivalutazione per uno spazio verde tralasciato per così tanto tempo. Auspicabile l’apertura al pubblico del Giardino Gallucci, uno spazio verde bello e dimenticato.
Poco diverso è per la risalita meccanica. L’idea è quella di rendere più facile arrivare in cima alla Timpa Capperina, che ha un picco di poco meno di 30 metri sul livello del mare. D’estate la salita si sente, ci può stare dunque. Tuttavia, l’idea di creare una scala mobile o un qualcosa di simile non è per niente allettante, per più motivi. Dapprima, la grande possibilità che questa non entri mai in funzione, e che diventi una scala mobile ferma e abbandonata. In secondo luogo, è stato già creato un collegamento rapido in Via Verdogne, con il percorso che conduce al vicino parcheggio. Inoltre, la Villa Comunale offre già la possibilità di risalire senza andare in contro a gravi pendenze. C’è solo da camminare, circa 200 metri per uscire a Largo Lavatoio, e circa 300 metri per uscire a Piazza Castello. Quest’ultima distanza che si accorcerebbe a 100 metri con la risalita meccanica, ma vale la pena spendere dei soldi per così poco?
Spostiamoci di poco, e passiamo a Corso Mazzini, una delle arterie principali della città. La rotatoria in alto è quella di Piazza del Legionario (Alfieri), mentre quella in basso è quella di San Domenico. Tutte le altre rotatorie non esistono, sono solo su carta, e spero proprio che alcune ci restino. Il tratto di strada preso in esame infatti è di poco più di mezzo chilometro, e sono state previste addirittura 4 nuove piccole rotatorie, di cui ben 3 non hanno molto senso ai fini della fluidificazione del traffico.
Partiamo dal basso. La prima piccola rotatoria è situata all’incrocio con Via Giuseppe Cosentino e Via Ercole Scalfaro, dove prima erano presenti dei semafori. Questa é l’unica rotatoria sensata del progetto, ed era l’unica già discussa assieme a quella all’incrocio con Via Vittorio Veneto. Era li infatti che mi sarei aspettato una nuova grande rotatoria, mentre invece l’incrocio viene rappresentato con uno spartitraffico nel mezzo (sarà un errore, spero).
Le due piccole rotatorie che seguono, quelle che formano un 8, sono all’altezza di Via Vecchia Carrara e Via Visconte Frontera (era Via Carrara). Due strade residenziali a bassa intensità di traffico, che di per se non necessiterebbero di nessun intervento se non quelli di manutenzione ordinaria. L’idea evidentemente è quella di creare una nuova parallela di Via Vittorio Veneto, magari per un gioco di strade a senso unico, e dare una nuova impostanzione “a griglia” alla città. A questo scopo servirebbe anche l’ultima rotatoria, che addirittura predisporrebbe un nuovo collegamento tra Via Torino e Via Assisi.
Nella brochure poi è possibile intuire che anche l’incrocio tra Via Mario Nicoletta è Via Claudio Crea verrà trasformato in rotatoria. A questo punto è necessario fermarsi un attimo e pensare se queste quattro rotatorie siano davvero necessarie, sopratutto le due che vanno a formare una gincana. Di queste quattro, probabilmente, hanno senso solo due.
Lasciamo il centro per dedicarci un po’ alle aree periferiche, nello specifico Tufolo. E’ questo probabilmente il progetto più folle presentato nella brochure della candidata. Parlo della nuova Piazza Ghandi, che diventerebbe interamente pedonale. E’ stata immaginata infatti una strada interrata, una di quelle opere rare in tutto il sud Italia, che sostanzialmente passerebbe sotto terra lasciando libero lo spazio in superfice.
Verrebbero create tre ulteriori rotatorie, una all’incrocio con Via Pergolesi che si collegherebbe poi con Via Lapiccola, una all’incrocio con Via Saffo che si collegherebbe poi con Via Cilea, ed una tra Via Federico Fellini e Via Ada Negri, di cui vi avevo già parlato. Poco prima delle rotatorie, vi sarebbe l’imbocco del tunnel, ed il percorso stradale rimarrebbe lo stesso, ma sotto terra.
L’idea, per quanto emozionante, è assolutamente da scartare. La città soffre di vandalismo e non curanza cronici, anche solo nei piccoli spazi aperti. Uno spazio del genere, per quanto rivalorizzato, sarebbe più un danno che un beneficio (ci basti pensare alla vicina Piazza Padri della Patria). E pensate poi alle lamentele dei commercianti e dei residenti.
L’unico tratto sensato dell’opera sarebbe il nuovo collegamento stradale tra Via Pergolesi e Via Lapiccola, opera di per se già molto dispendiosa, e la creazione delle tre rotatorie esposte nel progetto. Ma la strada interrata, seriamente, va accantonata, almeno per ora. Avrebbe un costo non indifferente, anche troppo altro, e sarebbe un elemento di cui la città e la sua popolazione non necessitano. Alemno non ancora. Più che creare spazi verdi e ricreativi nel mezzo di Piazza Ghandi, si possono sfruttare i nuovi argini in costruzione, e recuperare quesi quasi 3km quadrati di sterro incolto tra il fiume e Via Boccioni. E poi, quest’opera renderebbe inutile il sottopasso appena costruito.
Se quello di prima era il progetto più folle, veniamo ora al progetto più ambizioso esposto nella brochure della candidata. Questo copre un’immensa area della città, e racchiude in se alcuni dei principali punti del programma, dalla bonifica di una parte dell’area industriale allo smantellamento della vecchia area della ferrovia, dal nuovo porto al progetto del Parco Fluviale dell’Esaro. Riguarda diversi quartieri contemporaneamente, e, per quanto fattibile (molto di più della strada interrata), sarebbe un lavoro immenso.
Anzitutto, al posto dell’attuale area industriale Pertusola Sud, è previsto un grande parco divertimenti, da intendere non tanto quanto uno spazio per le giostre, ma come una grandissima area dove organizzare eventi, concerti, mostre, e si, anche per eventuali giostre. Viene nominato il concetto di ryder park, ossia una grande area aperta attrezzata con strumenti, attrezzi, servizi e quant’altro per la fruizione del tempo libero. E’ la prima proposta disegnata e concreta di un possibile riuso dell’ex area industriale, dopo innumerevoli proposte.
Adiacente, troviamo un nuovo Parco Archeologico, non meglio rappresentato anche per via della mancanza di scavi. Subito sotto, abbiamo un’area commerciale, situata al posto degli oltre 40 binari fuori uso della nostra stazione. Veri e propri binari morti, che vedrebbero sorgere al loro posto un’area attrezzata “collegata al porto”. Il tutto sarebbe collegato non solo da una serie di percorsi pedonali e ciclabili, ma anche da una nuova strada.
Piuttosto evidenti le due ennesime grandi rotatorie, una al posto del cavalcavia nord (sulla SS106), l’altra al posto di Piazza della Pace. Una rotatoria rialzata non è un’impresa impossibile, assolutamente, ma è sicuramente molto costosa. Tuttavia, l’opera più imponente è la rotatoria gigantesca all’ingresso del Gesù, quasi un raccordo. Se fosse mantenuto questo progetto, andrebbero demolite diverse abitazioni ed edifici, con conseguente necessità di ricostruirle altrove. Anche l’attuale ponte subirebbe qualche modifica, ma non per questo andrebbe demolito.
Altro punto interessante è quello del parco fluviale, rappresentato solo come area verde. I restanti binari verrebbero riconvertiti a “parco”, e Viale Stazione si doterebbe di un collegamento diretto con Via Antonio Meucci. Sembrerebbe prevista anche la costruzione di un ponte, usando la predisposizione rialzata del vecchio cavalcavia delle Ferrovie Calabro-Lucane, adiacenti al depuratore cittadino. Questo nuovo ponte collegherebbe la SS106 con Via Giovanni Paolo II.
Parliamo di tanta roba. Tantissima. Come al solito, le due rotatorie si potrebbero mettere da parte, nel senso che non sono necessariamente prioritarie. La priorità grande resta la bonifica dell’area industriale, e la conversione della zona ferroviaria morta. E questi sono due buoni esempi di possibile utilizzo.
Per il resto, il programma è in linea con ciò che è già deciso con il nuovo piano di sviluppo. Ad esempio, l’estensione della pista ciclabile almeno fino alla Casa Rossa, e sopratutto l’ultimazione del circuito urbano. Ma anche una grande attenzione ai circuiti extraurbani, pesantemente sottovalutati anche per la poca cultura della bicicletta. La volontà di creare un sistema di Ospedale Parco in località Vela, e di spostare i poli scolastici (come?) in località San Cosimo e Damiano. La creazione di nuovi viali alberati, specialmente nelle vie principali e di ingresso. L’istituzione di percorsi di trekking in collina, ma anche lungo la costa. E tanta, tanta altra roba.
Tutto bello, tutto interessante. Alcune cose però non ci servono, ed i soldi da destinare a queste costruzioni potrebbero essere impegnati in altro modo. La strada interrata è l’esempio perfetto di una grande opera di cui non abbiamo bisogno. E’ bella ma unn’abbàlla. Ed è paradossale che proprio la candidata che ha più volte ribadito di non volere un libro dei sogni per la città si sia dotata di progetti quanto mai fantasiosi.
Colgo la palla al balzo, allora, per far notare il tutto alla candidata. Con la speranza che quanto detto nell’incipit della pagina del suo programma sia vero:
L’impegno che ci prendiamo per preparare la città di Crotone alle sfide del presente e del futuro non è una scatola chiusa, immodificabile e non perfezionabile, ma è un progetto IN PROGRESS che ha l’ambizione di crescere nel tempo e nello spazio con il contributo di tutti coloro i quali intendono la città come luogo di crescita umana, sociale ed economica.ù
Speriamo!
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