Ci sono tante cose false, dette e tramandate nel corso della storia. Molte sono dicerie comuni, semplici, derivate da osservazioni empiriche di fenomeni apparentemente inspiegabili: rasare i capelli previene la calvizia? Tenerli lunghi aumenta invece la possibilità di perderli? Le unghie crescono anche dopo la morte? Rasarsi con il rasoio fa crescere i peli più forti? Bere caffè fa venire l’ulcera alla lunga? Tutte cose false, ma ampiamente diffuse, e scambiate per vere.

Oltre a ciò, ci sono anche tanti falsi storici fatti apposta: bere vino rosso fa bene? Scrocchiarsi le dita fa venire l’artrite? Alcuni alimenti eliminano le tossine? Tante cose che possono giocare e influenzare la popolazione verso un fine. Ma pur sempre false.

Ci sono poi altri falsi di lungo corso, quelli dubbi, difficili da identificare, ai quali non si può dare un autore, data o anno. Tra questi, uno famoso è quello che riguarda il calabrone: la sua struttura alare gli impedisce di volare, ma lui non lo sa e vola lo stesso? Ma anche no. A parte che ci si riferiva ad un altro animale, la struttura alare del calabrone gli permette eccome di volare. Se la sua struttura alare fosse stata diversa, avrebbe fatto la fine del pinguino o di alcune galline.

Un altro falso di lungo corso, inoltre, è questo:

Non me ne vogliano i Reggini, ma Gabriele d’Annunzio, a quanto pare, a Reggio non c’è mai stato. Ne tantomeno definì il bellissimo Lungomare Falcomatà come tale. Come per il calabrone, si tratta di una citazione riportata e attribuita in malo modo. Falsa. Qualcuno ha identificato questa cosa come una frottola neofascista, e a ben vedere, visti alcuni trascorsi della città, è plausibile.

Se vogliamo promuovere la Calabria, facciamolo raccontando cose vere. Che non ne abbiamo poche, di cose, da raccontare.

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