Tra tutte le cattive notizie di questi giorni, c’è comunque qualcosa che ci rende felici e non poco orgogliosi. Il Parco Nazionale della Sila sembra essere ad un passo per entrare a far parte della World Heritage List dell’UNESCO. Si tratterebbe di una nomination importante, dato che in Calabria non esiste ancora nessun bene che faccia parte del Patrimonio dell’Umanità.
L’UNESCO ha tuttavia riconosciuto altri tre beni alla regione, ossia: il Parco Nazionale del Pollino, entrato a far parte del Global Geoparks Network, nel 2015; Il Codex Purpureus Rossanensis, entrato a far parte della International Memory of the World Register, nel 2015; La Varia di Palmi, entrata assieme ad altre festività nella Representative List of the Intangible Cultural Heritage of Humanity, nel 2013. Oltre a questi, abbiamo anche la Cattedrale di Cosenza, che avrebbe ricevuto nel 2011 il riconoscimento di Patrimonio Testimone di Cultura di Pace UNESCO, ma non ci sono fonti esterne al riguardo. Infine, ci sono altri due candidati per la WHL: la Cattolica di Stilo, candidata nel lontano 2006, e lo Stretto di Scilla e Cariddi, che sta tentando la candidatura dal 2014. Per loro i tempi sembrano ancora lunghi.
Adesso spetta alla Sila, e le premesse sono buone. La candidatura del parco risale al 2012, ed è stata recentemente approvata dal Consiglio Direttivo della Commissione Nazionale UNESCO. Di per se è già un grande riconoscimento del valore del parco, sopratutto della sua “natura”, spesso sminuita al semplice “monte da sci”. Su questo ha fatto leva la proposta, che ha puntato molto sulla storia geologica e botanica del parco. Ad esempio, se conosciamo bene il mitico Pino Loricato, presente sul nostro stemma regionale, che ispirò, assieme ai vasti paesaggi, niente poco di meno che Virgilio, spesso ignoriamo il fatto che in Sila si trovano 13 piante uniche al mondo, oltre alle altre 900 e più specie di flora. Anche la fauna non scherza: oltre al famigerato lupo ed ai noti cinghiali, vivono in libertà anche cervi, daini e caprioli, spesso non proprio collegati alle regioni meridionali. Senza contare la grande quantità di roditori, rapaci, pesci e mammiferi vari che si possono osservare in libertà: andiamo dalla lontra al tasso, dalla puzzola alla faina, dal moscardino al driomo… ma anche animali più comuni, come la lepre, lo scoiattolo o il gatto selvatico. A proposito di mammiferi… sapevate che in Sila sono presenti tracce di homo erectus di circa 700 mila anni fa? O che è testimoniata la presenza dell’uomo di Neandertal?
Insomma, potrebbe essere la volta buona che in Sila ci fate un salto non solo per sciare, ma anche per approfondire la storia di questo pezzo di mondo che, si spera, verrà riconosciuto come bene dell umanità.
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