Il regalo per il 78° compleanno di Crotone é l’ennesima pugnalata alle spalle. Un doloroso post-it che ci ricorda la nostra condizione e, di convesso, quanto valiamo (anche economicamente). Ryanair ha infatti annunciato di voler sospendere tutte le tratte da/per Crotone a partire da Ottobre 2016, a seguito dell’aumento del 40% (2.50€) delle tasse municipali, che passano così da 6.5€ a 9€ per passeggero. Una bella doccia fredda, pensando a tutti gli sforzi del Comune e della Regione per costituire la nuova società aeroportuale (Sagas Spa) in modo da garantire il corretto funzionamento dello scalo. Ma sopratutto, una notizia dal sapore amaro, sopratutto dopo tutti gli sforzi e le richieste accettate, senza se e senza ma, per garantirci il servizio della compagnia che ora ci volta le spalle (come la capitolazione degli alberi di Villa Margherita, per cui morì anche un’operaio). Si, operazioni che andavano fatte in ogni caso, ma chi altri volerà?
A detta di John Alborante, lo stesso personaggio che spesso é stato citato dai giornali locali in quanto diretto interessato allo scalo Crotonese, il problema é l’aumento “insensato” della tassa, che servirebbe a pagare la cassa integrazione e la pensione ai membri dello staff di Alitalia, cosa che non dovrebbe riguardare né Ryanair né i cittadini Italiani. Sempre secondo la stima della compagnia Irlandese, questa si vedrebbe costretta a chiudere due basi, ad Alghero ed a Pescara, oltre che a cancellare il 100% dei voli da Crotone. Una vera e propria bomba, che potrebbe (perché da qui ad Ottobre può accadere di tutto) cancellare in un attimo ben 601 posti di lavoro, 188 a Crotone, senza contare tutti i danni annessi.
Prima di puntare il dito contro il Governo che alza le tasse o contro Ryanair che si guarda solo il portafoglio, bisogna fare un po’ di chiarezza. Perché qui le colpe sono 50/50. Ci colpano indubbiamente le politiche del Governo, ma anche l’atteggiamento, spesso ai limiti della correttezza (come in questo caso), della compagnia Irlandese, che sta cercando da anni di soffiare il posto ad Ethiad e di imporre il proprio modus operandi.
Partiamo dal principio: cosa sono queste tasse municipali di cui si lamenta Ryanair? Il vero nome è “Addizionale Comunale sui Diritti d’Imbarco“, più conosciuta come “Tassa d’Imbarco“. Sono state istituite in Italia nel 2004, quando erano di 1€ a passeggero, e nel corso degli anni sono state aumentate più volte, (2€ nel 2005, 2.50€ nel 2006, 4.50€ nel 2008, 6.50€ nel 2012) fino agli attuali 9€. L’imposta è stata pensata per garantire ai comuni che ospitano delle strutture aeroportuali un introito dal traffico aereo, ma la ripartizione della tassa è da sempre stata contestata, dato che ai vari comuni vanno le briciole: appena 0.40€ per passeggero, che non sono mai stati aumentati nonostante l’aumento complessivo dell’imposta.
Il resto dell’imposta viene suddiviso e frammentato in più ambiti, ad esempio, 0.50€ vengono destinati al servizio antincendio della struttura, 0.60€ vanno al mantenimento delle strumentazioni di sicurezza, e così via. Tra queste voci, c’è anche quella che garantisce il “Fondo speciale per il sostegno del reddito e dell’occupazione e della riconversione e riqualificazione del personale del settore del trasporto aereo“, ossia una serie di cose meglio conosciute come ammortizzatori sociali, che vennero effettivamente istituiti per salvaguardare Alitalia, ma che ora sono destinati agli operatori di tutte le compagnie aeree. La questione è tutta qui per Ryanair (ma anche per l’ANCAI), dato che l’aumento di 2.50€ è destinato a finire interamente in questo fondo. In questo modo, dei 9€ di imposta, ben 7.50€ vengono destinati ad ammortizzatori sociali, e appena 1.50€ sono destinati ai Comuni ed alle società aeroportuali.
Queste imposte esistono in tutta Europa, e sono suddivise, grossomodo, nella stessa maniera. Nel Regno Unito ad esempio, l’imposta è di 10£ (circa 13€), in Francia è di 11.50€, in Germania è stata aumentata ad 8€ (ricordate?) ed in Spagna si aggirano intorno ai 7€ (ricordate?). In tutti i casi, Ryanair, assieme ad altre compagnie, ha sempre minacciato di tagliare rotte e basi, ed in alcuni casi, come la Francia, ha pesantemente ridotto la copertura del servizio. Cosa vuol dire questo? Che Alitalia è più che altro una scusa: Ryanair non vuole pagare troppe tasse. In Irlanda, dove ha sede la compagnia, le tasse aeroportuali sono state abbassate da 10€ a 3€, e lo stesso sta avvenendo nei paesi dove la compagnia sta puntando (leggi: investendo).
Ci troviamo di fronte ad un paradosso: da una parte c’è lo stato che aumenta una tassa, un’immagine che nel collettivo passa sempre come una cosa negativa; dall’altra invece abbiamo la compagnia privata che cerca di ottenere da un governo delle agevolazioni, anche tramite l’uso di ricatti e rappresaglie, come in questo (ennesimo) caso. Chi dei due ha ragione? Possiamo comunque non avere dubbi nel dare le colpe: lo Stato Italiano ha, in parte, sbagliato ad aumentare la tassazione. Dico in parte perché l’aumento della tassa può essere corretto se ben finalizzato, e con ben finalizzato in questo caso intendo una ripartizione ai Comuni che ospitano gli aeroporti, anziché aumentare gli introiti del fondo, che già sono la fetta più grossa della torta. Ryanair invece ha torto su più punti di vista, che convergono tutti su un unico perno: il guadagno. 50% di responsabilità a testa, anche se, personalmente, ne addosserei di più alla compagnia aerea.
Appurati i metodi scorretti della compagnia, parliamo ora di Crotone in se. Ho già discusso, più volte, se il nostro aeroporto sia indispensabile, ed ho sempre pensato, e ribadito, che l’Aeroporto di Sant’Anna vada chiuso, per permettere un corretto e concreto sviluppo dell’unico aeroporto degno di questo nome, quello di Lamezia Terme. Finisco sempre per passare come il cattivo di turno quando dico queste cose, e magari è un po’ vero. Ma pensiamoci un attimo: abbiamo appena speso, tra Comuni costieri e Regione, ben 3 milioni di € delle royalties per costituire una nuova società aeroportuale, senza contare tutte le spese precedenti. Decine e decine di milioni di euro. Per cosa? Per garantirci qualche tratta a basso prezzo da una sola compagnia aerea. Abbiamo fatto il loro gioco. Un esempio perfetto della Politica dello Struzzo, di quel localismo autodistruttivo che ci impedisce di intenderci e di vederci come una regione, che purtroppo motiva ed anima gli spiriti dei cittadini.
Magari qualcuno pensò davvero che Alborante si fosse innamorato di Crotone. O che i numeri da record garantissero qualcosa. Ci ha creduto. Ma la verità è un’altra, ossia che alla prima “difficoltà economica” siamo stati i primi ad essere completamente scaricati. 100% delle tratte tagliate. Sarò cattivo, ma è meglio ricordarlo: questo valiamo, per Ryanair. Vogliamo davvero affidare le nostre possibilità di sviluppo e futuro a ‘sta gente? Perché fino ad ora, con questa scusa, abbiamo fatto solo i loro interessi.
Sapere che si perderanno, probabilmente, 188 posti di lavoro, non mi rende felice. Vorrei dire il classico “tel’avevo detto“, ma non è proprio il caso. La situazione precipita ancora di più, e si aggrava dopo i milioni spesi. Non tarderanno le dichiarazioni della classe politica, indignata e pronta a trovare una soluzione con il carnefice, affinché non ci abbandoni. Ma la soluzione è un’altra: abbandonare l’aeroporto e salvare il salvabile. Perché, a mantenere in vita la struttura, ci abbiamo già rimesso milioni di euro che potevano essere usati, realmente, per lo sviluppo del territorio. Piuttosto che finanziare l’aeroporto, si dovrebbero finanziare la SS106, il piano regolatore del porto, ed anche una linea ben programmata di mezzi pubblici (autobus) che portino fino a Lamezia in più fasce orarie.
Non parliamo di ospedali, ma di aeroporti: meglio uno solo ben rodato, che tante piccole strutture in bilico finanziario a carico della collettività. Meglio un’unica struttura, ben collegata e servita, che non 3 aeroporti a meno di 50km l’uno dall’altro. Quale compagnia aerea vorrebbe mantenere 3 tratte a queste condizioni? Ne basta una. Ed è Lamezia.
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