Il Crotone ci sta andando giù pesante. Sta vincendo. Ce la fa. È il primo in classifica, e la speranza della serie A è sempre più vicina e realistica. Addirittura, hanno ammodernato lo stadio per il futuro evento. La popolazione è in subbuglio. Non sta nella pelle. Si parla solo di questo, e ogni giorno è un buon giorno per mettere su una buona parola, magari una preghiera, per il tanto atteso evento.
La stragrande maggioranza della popolazione basa le sue giornate su questo. È visto come un successo, un traguardo, un qualcosa di combattuto. E indubbiamente lo è. Ma si sa, il calcio, per quanto interessante, non riflette la situazione di una città. Ne tantomeno serve a lavarsi la coscienza, o ad ergere la propria condizione. Il calcio è un gioco fine a se stesso, e per quanto interessi economicamente anche chi non ci lavora direttamente, non sarà mai la svolta tanto attesa. È un illusione, parlare del turismo da serie A. Verosimilmente, si può parlare di visite, il tempo delle partite, e quindi di qualche visitatore (non turista) che spende per mangiare e bere, o per comprarsi le sigarette. Se questa è una svolta economica…
Per quanto non mi interessi di calcio, non posso dire che non mi farebbe piacere la promozione della squadra della mia città. Sopratutto se questo serve ad animare la popolazione. Tuttavia, non posso neanche negare che è desolante vedere tutte le attenzioni focalizzate sul calcio, visti i numerosi problemi quotidiani di cui ci si deve occupare. Ecco… Chi se ne occupa? Chi ci pensa? Nessuno. E non si può dare tutta la colpa alla sola classe politica.
Sarebbe bello, anzi, fantastico, se i giovani si organizzassero come quei quattro, anziché bivaccare per ore nei centri scommesse. Non ad orari stabiliti, ma quando serve. O, come facemmo noi in passato, a tempo libero ed interessi. Ma si sa, non avere riscontro fa male. Sopratutto quando è la popolazione stessa a guardarti sbigottita, chiedendoti “Perché lo fai?“.
E si finisce così, nell’apatia. Nel pensare che se è normale vedere un’adulto tutti i giorni a farsi la schedina, allora questo è tutto. Le responsabilità non piacciono molto, ai Crotonesi, e questo si riflette bene nella situazione attuale.
Non è vero che non c’è interesse. Quello c’è, ma solo nei confronti del calcio. Del pallone. Il resto poco importa. E se la maggior parte di una popolazione si identifica solo in questo, allora c’è un problema non indifferente.
Che fare? Insistere. Affinché l’affluenza passi dallo stadio alla cosa pubblica, senza nulla togliere al pallone. E, sopratutto, resistere. Alle numerose delusioni e parole che si continua a ricevere quotidionamente, aimhe, da chi ha il cervello in palla.
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