Occupiamoci oggi di una piccola curiosità, piuttosto sconosciuta ma decisamente interessante. Forse conoscete anche voi il paese di Cortona, in provincia di Arezzo, in Toscana. E’ abbastanza famoso e rinomato per diverse iniziative culturali, come il film ed il foto festival molto ripresi a livello nazionale. Oltre a ciò, a Cortona sono presenti moltissimi resti e reperti che vanno dal periodo Etrusco sino al tardo medioevo.
A noi però interessa particolarmente un reperto, una tomba, per essere precisi. Si, perché per diversi anni si pensò che a Cortona vi fosse la tomba niente poco di meno che di Pitagora. Quella che vedete in foto è la cosiddetta “Tanella di Pitagora“, una struttura funeraria che si trova poco fuori il paese.
E’ vero, Pitagora nell’arco della sua vita si è spostato molto, passando almeno per Siria ed Egitto prima di stabilirsi in Calabria. Ma come diavolo avrebbe fatto ad avere un sepolcro in Toscana?
In realtà, questa non è la tomba di Pitagora, ma per un errore lo si è creduto per diversi decenni.
Prima di capire come sia potuto succedere, un piccolo e semplificato riassunto su due importantissime popolazioni dell’Italia antica, gli Etruschi e i Greci. Questi ultimi arrivarono via mare e si naturalizzarono in Italia, mentre per quanto riguarda i primi le loro origini sono avvolte ancora oggi da un fitto mistero. Gli Etruschi vivevano in una vasta zona dell’Italia centro-settentrionale, mentre i Greci si stabilirono principalmente nel meridione. Le due popolazioni vissero in periodi simili, e molto probabilmente ebbero dei contatti (in Campania vi sono città di entrambi i popoli), anche se non si influenzarono quasi per nulla, né si mischiarono. Vissero separate. Nonostante la leggenda sulla fondazione di Pisa (che sarebbe stata un porto Greco fondato dagli Achei), a quanto si sa i Greci non arrivano mai in Toscana, né viceversa. Non ci furono grosse influenze.
Gli Etruschi avevano comunque una rete di scambi, e nella loro arte e nei metodi di costruzione si possono ritrovare non solo elementi Ellenici, ma anche Sardi. Eppure, a guardarla, non sembra assolutamente una tomba greca. I Greci erano soliti seppellire i defunti, sopratutto nella terra (tramite una semplice fossa), ma anche in sarcofagi ed in catacombe. Sappiamo oggi che queste strutture sono tipiche di alcune popolazioni con influenze diverse, probabilmente nordiche e non orientali.
Questo però lo sappiamo oggi. Questa struttura risale probabilmente al II secolo a.C., ed era già nota nell’antichità. Il primo a farne menzione fu Giorgio Vasari, nel 1566, che la definì come il sepolcro di Archimede. Da allora, il sepolcro cambiò proprietario: per qualcuno era la tomba di Ulisse, per qualcun’altro quella di Pitagora. A partire dal XVI secolo d.C. però, Pitagora sembrò l’opzione più plausibile, e la tomba venne definitivamente attribuita al filosofo.
Come si arrivò proprio a Pitagora? Perché lui era più adatto rispetto ad Archimede o ad Ulisse? A quanto pare, per un errore. E’ bene sapere che Cortona ha mantenuto sempre lo stesso nome sin dal periodo Etrusco, mentre Crotone no: fu’ fondata Kroton, nome che mantenne proprio fino al XVI secolo d.C., quando divenne Cotrone. Divenne poi Crotone solo nel 1928. A quanto si dice, ci fu una “confusione” tra Cotrone e Cortona, nomi effettivamente simili, che portò a stabilire che quella fosse la tomba del pensatore.
Ma come è potuto succedere? E’ vero che Crotone non ricevette particolari attenzioni sino alla fine XVII secolo d.C., ma ci sono due elementi che rendono questo errore piuttosto strano. Innanzitutto, le scritture antiche su Pitagora avrebbero menzionato Kroton o Cotrone, due nomi collegati comunque alla Magna Graecia, quindi al sud Italia, senza contare tutte le menzioni di altre colonie come Sibari e Reggio. Le traduzioni poi avrebbero parlato in modo chiaro, sopratutto quelle latine, di “Kroton“. La città cambiò nome in Cotrone proprio nel XVI secolo, periodo in cui si affermò la concezione di “tomba di Pitagora”. Anche a costo di non avere una mappa aggiornata (ed era possibile), sarebbe stato difficile sbagliare, in tutti i casi.
In secondo luogo, c’è da considerare la vita di Pitagora. Questo pare sia vissuto tra il 570 ed il 495 a.C., e, secondo tradizione, sarebbe morto a Metaponto. Anche in questo caso, disponiamo di fonti Latine a riguardo. Il sepolcro dunque sarebbe più antico di almeno un secolo. A tal proposito, c’è da dire che la struttura è stata identificata anche come “casa di Pitagora”.
Ci sono dunque questi elementi a far apparire un po’ pretestuosa la scusa dell’errore. Che si sia trattata di appropriazione indebita? Non lo sapremo mai, e ora come ora non ha più molta importanza.
E com’era questa struttura? Purtroppo venne parzialmente distrutta da soldati francesi nel 1808, ed oggi è fortemente danneggiata. Tuttavia, sappiamo che la struttura a forma circolare ha un diametro di 23 metri ed un perimetro di 8 metri. All’interno vi era una camera rettangolare, con 6 nicchie per urne cinerarie. La cremazione non era tollerata dai Greci, e nemmeno dallo stesso Pitagora, in quanto rappresentava un’ostacolo per l’anima del defunto. A seguito di questi ritrovamenti, compresa un’iscrizione latina, si definì che quella non poteva essere la tomba del filosofo, anche se giustamente ne ha mantenuto il nome.
Si narra che Pitagora venne scacciato da Crotone, e riuscì a rifugiarsi a Metaponto per diverso tempo, finché non venne raggiunto dai suoi avversari. Questo cercò di scappare, ma trovò sul percorso un campo di fave, e preferì farsi uccidere piuttosto che attraversarlo. Si dice che fu sgozzato. La sepoltura veniva negata a chi era ritenuto indegno, quindi è probabile che il suo corpo sia rimasto a decomporsi all’aperto, nelle vicinanze della città, come può essere che sia stato comunque sepolto nelle vicinanze.
Detto questo, è bene prendere la palla al balzo per andare a visitare questa curiosità della storia, e perché no, fare anche un giro nella città vicina, per poi scendere nella terrà che ospitò davvero il saggio.
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