Con una frase degna di essere pronunciata da un anziano che si gode il resto della sua vita al fresco di un albero in piazza, possiamo tranquillamente affermare che non sono più i tempi di una volta. Una frase cult di questa generazione, una frase quotidianamente utilizzata da chissà quante persone… ma mai frase fu più giusta per definire il periodo storico in cui viviamo.
Oltremodo, non esistono molte espressioni per definire questo periodo, se non periodo di merda. Già lo vedo titolare nei libri di storia futuri. Periodo di merda non solo per la perdita totale di ogni cognizione, ma sopratutto per la mancanza totale di una memoria. Anzi, più precisamente, la memoria manca (o per meglio dire vuole mancare) ai più grandi, mentre i più giovani questa memoria o non viene passata affatto, o viene modificata appositamente per farla sembrare diversa da quello che si racconta.
Per tutto il mio periodo di studio scolastico, mi è sempre stato detto che bisogna parlare della seconda guerra mondiale, vederne le foto, conoscerne i personaggi. Il tutto per avere una memoria di una cosa che non abbiamo vissuto, ma che non vorremmo più vedere succedere. Ma aspetta… si parla solo del nazismo tedesco. Perché il fascismo italiano non viene mai inserito in questa lista? Crash, si infrange il vetro, e improvvisamente ti rendi conto che quei libri di storia dovrebbero avere molte pagine in più.
Si sa, la storia del mondo è purtroppo ben diversa dall’armonioso collaborare tra uomo e natura. È scritta con il sangue, basata su tradimenti e inganni, e su infinite guerre. Alcune si trascinano da tempi immemorabili (ad esempio, Arabi ed Ebrei si odiano da prima della venuta di Cristo), altri si concludono nell’arco di qualche anno. Altri conflitti invece vivono in segreto, nascono e muoiono senza farsi notare più di tanto, e sopratutto senza farsi notare da chi sa bene cosa cercare. Questo era un concetto inalienabile quando, dopo la Seconda Guerra Mondiale, non esistevano ancora i mezzi di informazione. Ma oggi, abbiamo internet. È molto più facile studiare storia.
La memoria fascista del bel paese sta comodamente sepolta qualche metro sottoterra, in una anonima tomba alla quale, ancora oggi, molti cittadini portano dei fiori. Fiori ipocriti, che commemorano “qualcosa” di non molto definito. Un ideale, un personaggio, una battaglia… non si sa. Un esempio diventato famoso grazie al Laziogate, è il monumento dedicato a Rodolfo Graziani, inaugurato nell’estate del 2012 ad Affile. Un monumento che, oltre a non essere esteticamente attraente (cioè, è brutto), è stato eretto a memoria di uno dei criminali di guerra mai consegnati nelle mani della giustizia. Il tutto nell’indifferenza iniziale delle persone, che molto spesso neppure conoscono questo Graziani. Quindi, basta una targa, combattente, eroe di guerra, militare… e quello strano senso di accettazione della cosa prende il sopravvento. Un po’ come tutte quelle vie stradali intitolate a Tito Minniti. Si sa poco, e spesso si sa male.
La nostra toponomastica, ed anche le nostre opere pubbliche, meriterebbero sicuramente qualcosa di meglio. Ok che il Lazio è storicamente legato al fascio, e che in fondo i Romani furono i progenitori di questo metodo governativo, ma la tradizione o le abitudini non dovrebbero mai essere di ostacolo alla conoscenza, sopratutto della storia. L’Italia, patria del fascismo, sopratutto nei nostri tempi (e ancor di più nel periodo del dopoguerra), sarebbe dovuta essere terreno fertile per i dibattiti e la conoscenza di questo fenomeno. Eppure oggi nelle scuole si dedica più tempo ai presidenti degli USA, e nomi come Gronchi o Segni non ci dicono nulla. Stessa cosa accade con il fascismo, si dedica più tempo agli errori della Germani che a quelli dell’Italia. E così, della seconda guerra mondiale, sappiamo poco e nulla.
La memoria viene così infangata e dimenticata. Persa nel nulla. L’invasione nell’ex Jugoslavia, nel Montenegro, questi sconosciuti… si spinge il pedale sulle foibe, e su quei cattivoni dell’ex Jugoslavia. Una storia imparziale, incompleta, che inesorabilmente ci porta ad un resoconto inquietante, come il monumento ad Affile. Che per ora è li, a testimoniare di quanto possa essere ignorante non tanto la gente, che viene parzialmente influenzata, ma la classe governante
Ad ogni modo, guardiamo il lato positivo: in totale ci sono più di 2000 fasciti ricercati per crimini di guerra commessi durante il WWII. Molti di questi sono oramai morti, e il numero, giorno dopo giorno, scende inesorabilmente. Nonostante ciò, abbiamo più di 2000 idee da sfruttare se vogliamo fare monumenti pubblici…
Considerazione finale: non credo esistano commemorazioni pubbliche (ad es. statue) di un pugile che sconfiggeva gli avversari colpendoli alle spalle, nelle parti basse, o ripetutamente in pieno volto. Pubblicamente di solito, vengono ricordate persone che hanno svolto esemplarmente il loro dovere, che sia quello del pugile o che sia quello del politico, dell’attore, del cantante, ecc. Oltremodo, pubblicamente vengono raffigurate anche le statue (sempre come forma di riferimento, ma possono anche essere quadri e opere varie) di eroi Nazionali. Un’esempio Italiano è Garibaldi, Ma anche Garibaldi era un assassino (oltre che un ladro di cavalli). Se vuoi commemorare un eroe di guerra, quasi sempre ti troverai di fronte un assassino, ma per pura definizione del termine. Il problema è che Graziani non era solo un assassino, ma era anche un’infame. Un pugile che colpisce alle spalle per vincere. Un po’ come i generali nell’Est Europa, era una persona che provava un profondo odio verso gli abitanti del territorio occupato. Insomma, tra i tanti eroi di guerra, e tra i tantissimi soldati che hanno svolto il loro dovere senza eccedere, è sicuramente la persona meno indicata da commemorare. Un po’ come fare una “Piazza Hitler” insomma.
Non solo questo monumento è sinonimo di ignoranza popolare, ma è anche uno schiaffo alla memoria dell’Italia, alla sua storia. È un’affronto verso le nuove generazioni, che già si vedono private di una parte di storia (che dovranno apprendere autonomamente anzichè a scuola). È uno schiaffo verso l’Etiopia, e verso tutte le persona uccise da quell’uomo. È uno schiaffo verso la Croce Rossa, che se anche non porta rancore, fù bombardata dallo stesso Graziani. E potremmo ancora continuare.
Insomma, questo monumento rappresenta bene il periodo di merda che viviamo.
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