La figura di San Dionigi, differentemente da quello che si può pensare, non fa riferimento ad una sola persona. Esistono diverse decine di San Dionigi, riconosciuti dalla chiesa Cattolica e dalla chiesa Ortodossa, anche se il loro capostipite è considerato Saint Denis, vescovo di Parigi nel 3° secolo dopo Cristo. Leggenda vuole che, dopo essere stato decapitato, abbia portato la sua testa, mozzata dal corpo, fino alla casa di una nobile romana (una certa Catulla). La strada che percorse, in seguito, prese il nome di Rue des Martyrs, appunto Strada dei Martiri.
Per questo motivo, tutte le statue di San Dionigi rappresentano la scena del vescovo decapitato che prende in mano la sua testa. Alcune lo figurano mentre tiene la sua testa su di un libro, che porge in avanti. Altre invece con la testa quasi sotto braccio. Il mezzobusto presente nel Duomo di Crotone invece si rifà alla figura tradizionale.
Ma non confondiamo le acque. Il patrono della città di Crotone non è il San Dionigi di Parigi, bensì San Dionigi l’Areopagita! Un’altra figura storica, che in periodi diversi si convertì alla nuova religione. Togliamoci qualche curiosità al riguardo.
Chi era, da dove veniva?
Anche di questa figura storica, si se ben poco. Non si conoscono le date di nascita e di morte, ne tantomeno dei dettagli sulla sua vita. Si sa solo che era Greco, e viveva ad Atene. Di professione era un giudice, e che, stando a quanto tramandato, venne convertito dall’apostolo Paolo.
La sua conversione è citata negli Atti degli Apostoli, e a quanto tramandato, venne convinto dal discorso di Paolo sulla resurrezione dei morti. In seguito, Dionigi divenne Vescovo di Atene, per un periodo sconosciuto.
Sempre in modo ignoto, intorno al primo secolo dopo Cristo, approdò a Crotone, dove divenne il primo vescovo della città. Sebbene si tramandi questa storia, non è rimasto nulla di scritto o documentato al riguardo, neppure a livello ecclesiastico.
Oggi, San Dionigi l’Areopagita è il patrono di Crotone e di Atene. Solo ad Atene però questo viene raffigurato correttamente, mentre nella città di Crotone si utilizza un mezzobusto che raffigura il Dionigi martire di Parigi.
Perché “l’Areopagita”?
Dionigi (Dionisio) era un nome come un altro. Spesso, come ancora oggi accade, si utilizzavano dei soprannomi per identificare delle persone, soprannomi che potevano nascere dal luogo dove viveva (o anche che frequentava) la persona, ma anche dai suoi modi di fare (basta citare Diogene il Cane).
Il soprannome Areopagita gli viene assegnato in quanto frequentava l’Areopago, una collina di Atene dove si riunivano filosofi e pensatori. La collina era dedicata ad Ares, il dio Greco della guerra. Si pensa che li, una volta, sorgesse un tempio a lui dedicato.
Molto semplicemente, lui era il Dionigi dell’Areopago.
Il culto oggi:
In confronto ad altre feste dal carattere religioso, quella di San Dionigi Areopagita oggi è poco sentita dalla popolazione. Il che è un vero paradosso, considerando che se fosse vera la leggenda, staremmo parlando di una figura che ha notevolmente contribuito a diffondere la fede nel nostro territorio.
Si narra che fino a pochi decenni fa, veniva celebrato come rito propiziatori per le coltivazioni. Il suo mezzobusto veniva fatto passare vicino ai campi, per “portare bene” alle coltivazioni. Oggi ci si limita solo a far fare al mezzobusto un giro per le vie principali della città, senza nemmeno molti seguaci, e a benedire alcuni trattori ed alcune semente nel piazzale di fronte al Duomo.
Per cui, cosa abbiamo imparato oggi? Abbiamo imparato che la statua di San Dionigi nel Duomo di Crotone non si riferisce al santo patrono che viene celebrato. Se poi sia un errore o una scelta voluta, non lo saprei proprio dire. E abbiamo imparato il significato di Areopagita, e da dove deriva questa parola.
Inoltre, abbiamo constatato che stiamo perdendo (in diretta) una tradizione secolare, che nemmeno conosciamo più di tanto.
Aggiungo una piccola curosità: è per via di San Dionigi che i colori di Crotone sono il rosso ed il blu. Ma questa è un’altra storia, che potete approfondire qui.
Lascia un commento Annulla risposta