Se lo aspettavano praticamente tutti, alle primarie del PD ha vinto Matteo Renzi. Il nuovo e carismatico volto, giovanile e alla mano, effettivamente ha il suo fascino, ed è riuscito a conquistare la maggioranza degli elettori. Anche il peggiore degli amanti può ammaliare facilmente, ma non mi piace parlare prima, lasciamo che sia il tempo a parlare.

Una cosa però va detta, anche perché mi ha incuriosito molto. Dopo l’annuncio nazionale, mi sono chiesto “Ma in Calabria, e a Crotone, com’è andato ‘sto Renzi?“. Non ho dovuto girare molto per trovare la risposta, e consultare la lista dei voti comune per comune. Non c’è che dire, Renzi ha conquistato la maggior parte del Crotonese, e passa con il 66,5% delle preferenze.

Ma il pallino mi era rimasto, fisso… dove l’avevo vista una cosa del genere? Mi sembrava già successa, ma al contrario. Ed in effetti non mi sbagliavo. Mi è bastato andare a controllare le precedenti primarie (del 2012), sempre solo nel territorio del Crotonese.

Ed ecco il flashback: appena un anno fa, a Dicembre 2012, alle primarie del PD Bersani stracciava Renzi con il 69,7% delle preferenze in tutto il Crotonese. La maggior parte del centro sinistra in qualche modo non si fidò del nuovo esponente, e rimase con “la vecchia guardia”. Diverse furono le interviste ai vari esponenti del partito, e non c’era ombra di dubbio: Bersani era l’uomo giusto, Renzi non era assolutamente adatto.

Ma di cose, in un anno, ne sono successe, è vero. Ed è anche vero che qualcuno può avere una folgorazione sulla via di Damasco, e cambiare idea da un giorno all’altro. Eppure, in appena un anno, il pensiero politico degli elettori del PD cambia da così a così. La cosa mi sconcerta e mi incuriosisce allo stesso tempo.

Innanzitutto, questa è una vittoria schiacciante, aimé, dell’immagine che uno da di se. Questo è il primo fattore che ha portato Renzi alla vittoria, il cambio ideale in meglio. L’immagine di un “giovane” è più comprensibile non solo da un elettorato “giovane”, ma da anche l’idea di stare più al passo con i tempi a chi giovane non lo è più.

L’idea di “stacco” è logica, semplice, ovvia. Il cambio generazionale è naturale. Per tanto, si può affermare che l’introduzione di nuove idee e nuovi volti è solo questione di tempo. Non si vive per sempre. E’ il corso naturale delle cose.

Questa è la parte che più mi incuriosisce, in quanto possiamo osservare in diretta come un soggetto diventi più auspicabile di un altro, solo in base all’aspetto che da di se. Rispetto a Civati ad esempio, anch’esso giovanotto, Renzi da un’immagine di se molto più preparata, pronta, di uno che sa cosa vuole.

Tuttavia, la cosa che più mi sconcerta è il presunto cambio di idee che si è presentato nell’elettorato del PD. E non sto parlando di chi ha sempre sostenuto Renzi, ma di tutti gli elettori “classici”, o comunque di tutta la parte giovanile, che l’anno precedente non lo ha votato. Eppure, le proposte sono le stesse.

Fondamentalmente, il PD ha smesso di fare “cose di sinistra” da tempo. Negli ultimi anni, è rimasta un’opposizione presente e non presente, che ogni tanto si faceva sentire ma che comunque lasciava fare. Il partito si è concentrato per lo più sui suoi affari, nel centro-nord Italia, adeguandosi alle politiche economiche liberali. L’adeguamento è tutto, e bisogna adeguarsi per andare avanti.

E’ un concetto che non condivido, ma è accettato dalla maggior parte delle persone. Oggi è l’economia che comanda, non l’ideologia politica.

L’Italia è sempre stata un paese al contrario: mentre nel resto del mondo i gruppi “di sinistra” rappresentano la parte più liberale e progressista e i gruppi “di destra” rappresentano la parte più conservatrice, da noi abbiamo un centro-destra estremamente liberale, che mantiene solo alcuni aspetti conservatori in valori ideali come la famiglia, ed un centro-sinistra molto conservatore, ancorato alle ideologie e alle tecniche del passato, alle lotte degli anni ’70-’80 e poco incline all’economia internazionale. Ecco, Renzi vuole adeguarsi allo standard Europeo. Vuole trasformare il PD in un partito adatto a gestire in modo ottimale la situazione, preparato.

A questo punto, qualcuno si chiederà “E allora dove sta il problema??“. Béh, il problema è che di fatto non avremo più un’opposizione politica, ma un’unica linea condivisa. In questo modo avremo due partiti di maggioranza che sostanzialmente dicono e promuovono le stesse cose, e le posizioni più estreme saranno ricoperte solo dal M5S. E, a livello democratico, questo movimento ora sarà in minoranza. Come detto sopra, stiamo parlando di economia, e l’economia non ha bisogno di colori o rappresentanti politici, ma di soldi. La democrazia, in questo specifico caso, si riduce all’osso, curando solo decisioni minime.

Di fatto, avremo un adeguamento collettivo. Destra e Sinistra si uniranno per far andare bene il paese, e detta così sembra una cosa nobile! Il problema di fondo è che si uniranno in un sistema sbagliato, percorrendo una strada che più e più volte ha mandato diversi paesi in crisi, e sopratutto percorrendo una strada già battuta. Si uniranno sotto il segno dell’economia, quindi non sotto il segno della popolazione, ma sotto il segno del denaro.

A che serve, a questo punto, avere due posizioni diverse che dicono la stessa cosa? Già da anni si sapeva che destra e sinistra vanno a braccetto, ma ora l’esempio è lampante: l’elettorato del PD ha votato per delle idee che storicamente la sinistra Italiana ha combattuto. L’egemonia è completa. Si cerca di raggiungere il sogno Europeo, a sua volta basato sul modello Americano: l’illusione di una economia perfetta.

Berlusconi dichiarò che Renzi aveva le sue stesse idee, ma che le portava avanti sotto il segno del PD. Béh, di fondo è proprio così, almeno a livello economico. Storicamente, noi e i borghesi non andiamo molto daccordo, proprio per questo motivo. Ma l’Italia è un paese che si sta imborghesendo, e sta dando troppa importanza al “come vivere meglio” anziché partire dal “come vivere bene“. E Renzi è un esempio anche in questo, non parliamo di un sindaco di un paese o di una città secondaria, ma del sindaco della bella Firenze, una città che, rispetto a tante altre, vive già molto bene, ma vorrebbe essere ancora meglio.

Ma Renzi ha la carica giusta! Veste un grintoso chiodo di pelle nera e inneggia ai giovani, sebbene il suo look giovanile sia fermo a diversi anni fa… ma tanto basta a far cambiare idea a quasi 3 milioni di elettori del PD, un partito che non aveva una guida, e che ora, finalmente l’ha trovata.

Citando Un Mondo Difficile, una bellissima canzone di Danno e Paura: “Serve un cambio di programma, non un cambio di canale“. Ed il canale è lo stesso ormai da diversi anni. Trasmette sempre le stesse cose, cioè una classe politica che va dove conviene, per tenersi stretta il suo posto, ed un elettorato sballottato qui e li a seconda di dove si pensa sia meglio andare.

Nessuna seria presa di posizione. Opportunismo allo stato puro.

Una risposta a “La politica dell’opportunismo”

  1. […] Vedere che in zone come Reggio Calabria, notoriamente associate al PdL, ha prevalso il PD, mi fa venire in mente sempre la stessa cosa: in Italia non c’è unità […]

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